I PAPPONI DI STATO
Roberto Poletti, noto giornalista eletto deputato nel 2006 con la lista dei Verdi, all’indomani della sua elezione iniziò a pubblicare su LIBERO una serie di articoli con il titolo “PAPPONI DI STATO”,in collaborazione con Andrea Scaglia.
Conservo l’intera produzione che oggi è di grande attualità, dal momento che da parte del Movimento 5 Stelle si vuole mettere un po’ d’ordine nella gestione delle esose spese da parte dello Stato, nonchè degli enormi benefici riservati ai parlamentari.
Non so se l’amico in facebook Roberto mi consentirebbe la pubblicazione dell’intera “opera”, ma in questa sede preferisco soltanto annotare i titoli degli argomenti trattati:
L’incontro con il Segretario, La campagna elettorale, L’ingresso a Montecitorio, Primo voto in commissione, Le tessere dei miracoli, Il deputato paga meno, “Seguirà buffet”, Deputati latitanti, Evviva i portaborse, Servizio agenda, Sedute di commissione, “Diamoci del lei”, Cultura e calciopoli, Sul divanetto con Romano, L’immagine prima di tutto, Miracoli del calcio, In coda al guardaroba, Ci troviamo alla camera, Cattiverie alle spalle, La lobby della nutella, Viva le bocce, Degustazione? si grazie, Ma quali notte romane, Latin lover a pagamento, Incontro con Paolo Schioppa, Passatempo tra un voto e l’altro, Andata e ritorno, Io vado con Mussi, La legge-mancia ,Il rapporto con i giornalisti, Interrogazioni a comando, Occhio alle intercettazioni, Pantomima contro i privilegi, Tutti in posa c’è la Tivu, Quanto è comoda la sala vip, Genova verde, Promesse al vento, Mi fai un’interrogazione ?, Una pensione al giorno e Lettera di ringraziamento.
Oggi da parte del Movimento 5 Stelle si parla dei vitalizi, ma sarebbe opportuno ripartire da zero da un compenso omnicomprensivo per i parlamentari, alla revisione degli stipendi dall’ultimo commesso al più alto dirigente.
Non è tollerabile che persone dello stesso livello di responsabilità nelle pubbliche amministrazioni, abbiamo un trattamento di gran lunga inferiore a quelle del nostro parlamento. Un grosso errore venne fatto nell’immediato dopo guerra, nel concedere ai magistrati la cosiddetta ” indennità per l’indipendenza della magistratura”. In quel momento si argomentava che “l’indipendenza” era a pagamento e coloro ai quale non era stata riconosciuta potevano anche comportarsi in modo diverso. Recentemente siamo venuti a conoscenza che anche magistrati che dovevano essere “indipendenti”, si sono comportati come coloro i quali firmavano le presenze in mutande. Speriamo in un buono inizio della nuova legislatura, anche se alla vigilia molte nuvole nere si vedono all’orizzonte.
angiolo alerci