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Previsioni: il premio Nobel per l’economia a Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Previsioni: il premio Nobel per l’economia a Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Quella di Di Maio e di Salvini, per loro ammissione, è una manovra economico-finanziaria coraggiosa. Si sa, quando è necessario tirare fuori il coraggio è perché esiste un pericolo concreto. Il problema è che di questo pericolo i due leader populisti non ne parlano. La propaganda mediatica, sia della Lega che del Movimento 5 Stelle, ha in una sorta di negazionismo delle conseguenze un punto di forza con il quale i due partiti di maggioranza riescono a condizionare il 70% dell’elettorato.

Per capirci bene, siamo molto al di là delle promesse elettorali classiche dei politici, qui siamo in un campo diverso in cui non si promette la risoluzione di un problema, la realizzazione di un sogno, ma la trasformazione di un’utopia in realtà. E’ attraverso questa concezione della politica che bisogna leggere la dichiarazione ufficiale di Di Maio che parla di “sconfitta della povertà”.

Negazionismo da una parte e utopia dall’altra, sono le basi su cui è costruita la sintassi della manovra finanziaria. Ma siamo poi così sicuri che ci troviamo di fronte ad un obiettivo irraggiungibile e ad un percorso economico non praticabile?  Quante volte nella storia dell’umanità essersi posti obiettivi ambiziosi e l’aver percorso strade nuove e inesplorate ha portato ad una crescita della conoscenze?  Potrebbe essere questo il caso?

Certo, il percorso affinché si possa attribuire a Di Maio e Salvini il premio Nobel per l’economia è un po’ aspro e costellato di insidie. Il ministro per il lavoro, ad esempio, ha più volte affermato che il reddito di cittadinanza si trasformerà in dignità e crescita economica. Di investimenti  si sta parlando in queste ore dopo che l’Europa ha in pratica detto no ad una manovra che non preveda una crescita.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Di Maio che le politiche economiche di stampo keynesiano, da lui citate, in realtà procedono su binari diversi e sono costituite da investimenti pubblici, tassazione progressiva e protezione sociale. Così Franklin Delano Roosevelt uscì dalla crisi iniziata nel 1929 negli Stati Uniti.

Ma ipotizziamo, anche se l’operazione è assai ardua, che Di Maio sia un genio dell’economia superiore a John Maynard Keynes e che la manovra finanziaria sia stata approvata. Immaginiamo anche che siano stati immessi decine di miliardi nell’economia italiana attraverso forme di assistenzialismo (redditto di cittadinanza).  Quei soldi saranno in grado di produrre come dice Di Maio crescita? Pochi sanno, e tempo che il ministro sia fra questi, che l’Italia è una nazione con un’alta propensione al risparmio. Immettendo liquidità dal “basso” ovvero dalle fasce sociali più deboli si otterrà un grosso aumento di acquisto di prodotti di prima necessità e un aumento dei risparmi. Due flussi economici che non provocheranno grossi mutamenti nell’economia nazionale. In questo caso il risultato finale sarà farà aumentare il deficit, non vi sarà nessuna crescita economica, si rischierà di ritornare in recessione e far vivere ai cittadini tutta una serie di eventi negativi. Uno stato assistenziale di questa natura è destinato a fallire e a far fallire la gente. Anche se le intenzioni sono delle migliori è probabile che il risultato possa essere molto diverso da quello che si ci aspetta.

Ora, per chi ha avuto il tempo e la voglia di  capirci qualcosa e ha letto questo articolo fin qui, basta mettere a confronto la frase di Di Maio, “stiamo facendo una manovra per il popolo per ridargli quello che gli è stato tolto“, con la spiegazione appena accennata sui motivi per cui potrebbe non funzionare, per comprendere che non c’è paragone  sull’efficacia mediatica. Anche un bambino comprende la prima, mentre per rendersi conto del probabile muro contro cui stiamo andando a sbattere serve avere un minimo di preparazione e di competenza.
Non è detto però che andare a sbattere contro il muro sia del tutto negativo. Potrebbe servire per liberarci, per la seconda volta nella storia, del populismo. Chi sarà eventualmente a pagare il conto salato che Di Maio e Salvini stanno preparando per le famiglie italiane? Naturalmente i più deboli. Tutto questo al netto, ovviamente, del Premio Nobel per l’economia.

Nicola Lo Iacono

 

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