L’operazione antimafia ad Agira – ultimi aggiornamenti
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Come abbiamo già riportato stamattina la Polizia di Stato ha inferto un duro colpo alla criminalità organizzata nel territorio di Agira, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone, gravemente indiziate di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, furto, violenza privata, lesioni personali e danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso ovvero dalla finalità di agevolare le attività dell’articolazione di Cosa Nostra operante ad Agira.
L’operazione, denominata “Cerere”, è stata condotta dalla Squadra Mobile di Enna, dal Commissariato di P.S. di Leonforte, con la collaborazione della Squadra Mobile di Siena, ed è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Caltanissetta.
Le indagini
Le indagini hanno permesso di raccogliere gravi indizi in ordine al tentativo di riprendere il controllo del territorio di Agira da parte di un soggetto, già condannato in passato per associazione a delinquere di tipo mafioso, il quale, avvalendosi di un riconosciuto prestigio mafioso e appoggiandosi alla locale manovalanza, ha cercato di riproporsi come referente di Cosa Nostra, intessendo rapporti associativi con personaggi della stessa o di altre organizzazioni attive nei territori vicini.
I reati contestati
Numerosi i reati contestati agli indagati, tipici della cosiddetta mafia “rurale”.
Il presunto referente mafioso di Agira è accusato di due estorsioni consumate ai danni di ditte che eseguivano lavori pubblici di modesta entità nel territorio di Agira, alle quali sarebbe stata imposta la cessione di materiali e l’esecuzione di lavori privati; un’altra estorsione ai danni di un imprenditore agricolo, al quale sarebbe stato imposto di ritirare la querela, rinunciando al risarcimento dei danni, presentata per un furto subito; una quarta estorsione, sempre ai danni di un imprenditore agricolo, al quale sarebbe stato imposto di dare in affitto un terreno per il pascolo ad un soggetto ritenuto vicino a presunti personaggi criminali dei territori limitrofi.
Ancora, il presunto referente di Cosa Nostra è ritenuto responsabile, quale mandante, di un incendio di 70 rotoballe di fieno ai danni di un imprenditore agricolo, ritenuto, erroneamente, responsabile dell’incendio di un’autovettura in uso ad una persona di sua fiducia.
Le responsabilità degli altri arrestati
Uno degli altri arrestati, già condannato in passato per reati aggravati dal metodo mafioso, è accusato di violenza privata e lesioni per un violento pestaggio ai danni di due allevatori, al fine di imporre, sui terreni delle vittime, il pascolo dei propri animali.
Il terzo arrestato è accusato di estorsione, secondo il meccanismo noto come “cavallo di ritorno”, dopo un furto di animali commesso ai danni di un imprenditore agricolo, nonché per la già citata vicenda dell’intimidazione finalizzata a costringere la vittima di un furto a ritirare la querela.
All’operazione di polizia giudiziaria hanno partecipato oltre 50 operatori della Polizia di Stato, appartenenti alle diverse articolazioni della Questura di Enna, nonché personale della Squadra Mobile di Siena.
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