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Tutte respinte le richieste d’asilo dei migranti in Albania, il Tai denuncia: “Violato il diritto alla difesa”

Le 43 richieste d’asilo presentate dai migranti giunti martedì in Albania sono state respinte con la motivazione di “manifesta infondatezza”. A determinare questa decisione è la provenienza dei richiedenti, considerata dal governo italiano come proveniente da “Paesi sicuri”. L’unica eccezione riguarda un migrante con vulnerabilità medica e quattro minori, che sono stati trasferiti in Italia.

Il nodo dell’assistenza legale

Secondo quanto riportato dal Tavolo Asilo e Immigrazione (Tai), i migranti hanno richiesto un avvocato d’ufficio per l’udienza di convalida del trattenimento, ora in carico alla Corte d’Appello di Roma. Tuttavia, nel procedimento di esame della domanda d’asilo, che in Albania avviene tramite videocollegamento, l’assistenza legale non è obbligatoria. Il Tai denuncia la mancanza di una reale interlocuzione tra i migranti e la commissione, che in meno di 48 ore ha rigettato tutte le richieste di protezione internazionale avanzate da cittadini egiziani e bangladesi.

Una procedura controversa

Il Tai ha espresso forti perplessità sul processo adottato, affermando che «si tratta di decisioni che riguardano la vita dei richiedenti asilo, di persone che hanno alle spalle storie terribili di violenze e torture e non possono essere prese in poco tempo e senza alcuna possibilità di essere assistiti». Secondo l’organizzazione, la procedura sarebbe «di fatto illegittima per l’assenza delle tutele previste dalla normativa in vigore».

Il passaggio alla Corte d’Appello di Roma

Mercoledì, la Questura di Roma ha inoltrato alla Corte d’Appello le richieste di convalida dei trattenimenti, con un termine di 48 ore per esprimersi. Considerando i rinvii alla Corte di giustizia europea sulla questione dei “Paesi sicuri”, i giudici potrebbero sospendere il giudizio, con il possibile rilascio dei migranti e il loro trasferimento in Italia.

Il diritto alla difesa sotto accusa

Sebbene per l’udienza di convalida sia prevista l’assistenza di un avvocato d’ufficio, il Tai denuncia che nessuno dei migranti ha ancora avuto modo di conferire con un legale. «Alla faccia del diritto alla difesa, che dovrebbe essere inviolabile», si legge nella nota dell’organizzazione. Il governo, inoltre, ha ridotto a sette giorni i termini per impugnare la decisione della commissione territoriale, sollevando dubbi sulla reale possibilità di accesso alla giustizia per i richiedenti asilo confinati fuori dall’Italia.

Un sistema sotto esame

Secondo il Tai, il meccanismo adottato dal governo rischia di produrre una violazione dello stato di diritto. Se la convalida del trattenimento dovesse avvenire, i migranti dovranno trovare un avvocato in pochi giorni per impugnare la decisione, ma essendo fuori dal territorio italiano, ciò appare altamente improbabile. In caso di mancata impugnazione, i richiedenti asilo diventerebbero automaticamente irregolari, senza possibilità di regolarizzazione.

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