Libri – Fabrizio Foti e Fausto Carmelo Nigrelli, “Le città invisibili, le città inevitabili”
Italo Calvino è uno degli scrittori italiani del Novecento più conosciuti al mondo. Libri come Il barone rampante, Il visconte dimezzato o Il cavaliere inesistente o saggi come il postumo Lezioni americane sono dei veri e propri long sellers, libri che vengono venduti costantemente da decenni in tutto il mondo.
Tra le opere di Calvino di maggior successo è sicuramente Le città invisibili uscito nel 1972 e, da allora, tradotto in tutte le principali lingue del mondo e oggetto di centinaia di edizioni in tutti i Paesi.
Il libro è il racconto di 55 città che appartengono all’impero di Kublai Kan e che sono raccontate all’imperatore, che non le ha mai visitate, dal veneziano Marco Polo. Ogni città, individuata dal nome di una donna, descrive un aspetto della città vera, non di una o l’altra città, ma della città come spazio che è stato creato dall’uomo per vivere in comunità
Per questo, negli anni, Le città invisibili è stato un libro letto e studiato da architetti e urbanisti: esso aiuta a cercare l’anima della città anche per chi deve progettarla.
A 50 anni dall’uscita del libro e nel 100° anniversario della nascita dell’autore nato a l’Avana (Cuba) nel 1923 la Struttura Didattica Speciale in Architettura e Patrimonio culturale dell’Università di Catania ha dedicato un ciclo di incontri “a due”: in ogni incontro un umanista e un progettista si sono confrontati con gli studenti sui contenuti del libro.
Ne è nato, per i tipi della prestigiosa casa editrice Quodlibet, un piccolo e interessante libro curato da Fausto Carmelo Nigrelli, urbanista e presidente della SDS di Siracusa, e da Fabrizio Foti, professore di progettazione architettonica.
Il libro alterna saggi di umanisti: Roberto Dainotto, professore di Letteratura italiana e studi comparati alla Duke University, USA; Mario Barenghi – il più importante studioso di Calvino – della Università di Milano; Marco Marino, editor di un’altra importante casa editrice, il Saggiatore; e saggi di progettisti e architetti: oltre agli stessi Foti e Nigrelli, Alberto Ferlenga dell’ IUAV di Venezia (curatore 20 anni fa di una mostra dedicata a Le città invisibili a Milano) Bruno Messina e Paola Barbera della SDS di Siracusa.
Il libro è arricchito dai disegni di Claudio Patané e Sofia Franciosini e da quelli degli studenti di Architettura.
Il libro, pur avendo un contenuto decisamente scientifico, può essere letto da qualunque appassionato di Calvino e aiuta a disvelare i molteplici piani di lettura del romanzo calviniano. Ma aiuta anche a capire la città contemporanea, quella in cui tutti viviamo, grande e piccola con la convinzione che la si può migliorare.
Così si conclude il libro di Calvino:
«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
E questo è anche il massaggio del libro di Foti e Nigrelli: le città sono l’habitat degli umani e abbiamo il dovere di curarle, gestirle, mantenerle nel modo migliore, anzi di migliorarle per tutti e non solo per alcuni.