L’aggressione a Piazza Armerina – Nuovi particolari. Un 17enne potrebbe aver sferrato il pugno.
La vicenda dell’aggressione alla donna somala, in pieno centro a Piazza Armerina da parte di un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali minorenni, sta suscitando grande indignazione nell’opinione pubblica. Più emergono i particolari della vicenda, più si ci rende conto della crudeltà e viltà dell’atto compiuto dai ragazzi, che rientra perfettamente nella logica della violenza gratuita usata per dimostrare la propria forza e affermare la propria presenza sul territorio. Gli stessi ragazzi, a quanto pare, erano stati coinvolti in una rissa alcune settimane fa ed erano stati identificati dalle forze dell’ordine. Un giovane di 17 anni sarebbe l’autore del pugno sferrato in pieno volto alla donna, che quella sera stava rientrando a casa dopo una giornata di lavoro come badante. Il branco avrebbe intercettato la donna e iniziato a molestarla. Poi, mentre la malcapitata cercava di difendersi dai ragazzi minacciosi, sarebbe arrivato il pugno al volto.
Il fenomeno delle ‘bande’ di giovani non è nuovo a Piazza Armerina, ma risale agli anni ’70. Alcuni ex-componenti di quelle bande oggi sono stimati professionisti, mentre altri hanno intrapreso percorsi di vita sbagliati, finendo per macchiarsi di orrendi delitti. Ma i gruppi di ragazzi che oggi si comportano come un branco, pensano come un branco e sono spietati come un branco, sono molto diversi da quelli dei decenni precedenti: non hanno rispetto neanche delle donne e dei più fragili e l’odio razziale, nutrito sin dall’infanzia, è un’ulteriore connotazione. Il tutto condito da una buona dose di ignoranza e odio per le istituzioni.
Il razzismo, al contrario di quanto alcuni vorrebbero far credere, nella nostra società è purtroppo molto più diffuso di quanto si possa immaginare. Ed è dalle famiglie che parte il messaggio di discriminazione e violenza. Oggi quei ragazzi, grazie ai pregiudizi e ad alcuni insegnamenti sbagliati, rischiano pene che probabilmente cambieranno in peggio per sempre la loro vita. Mi auguro che vengano puniti con severità dal giudice che li giudicherà, ma anche che possano essere recuperati con una serie di azioni educative.
Come società dobbiamo fare di più. Dobbiamo integrare maggiormente chi vive nella nostra comunità, ma soprattutto dobbiamo comprendere che integrazione non significa semplice convivenza tra gente diversa, ma annullare l’idea che possa esistere ‘gente diversa’. L’odio, il razzismo, la violenza, la discriminazione sono gli elementi che identificano l’unica ‘razza’ dalla quale prendere le distanze: la razza degli idioti.
Nicola Lo Iacono
(Foto d’archivio non riferita direttamente ai fatti)