Piazza Armerina. Precari- Il sindaco Cammarata: “sanata una irregolarità commessa dalla vecchia amministrazione”
Ad agosto di quest’anno la Regione Sicilia ha finanziato l’assunzione definitiva di alcuni precari che la precedente amministrazione sembrerebbe aver assunto in maniera irregolare. Senza questo intervento il pagamento degli stipendi dei neoassunti avrebbe potuto mandare in dissesto il comune di Piazza Armerina. Un vero è proprio salvataggio “sulla linea” che il governo regionale di Musumeci ha effettuato non solo per la città dei mosaici ma anche per altre città siciliane che si trovavano nella sessa situazione. Ha ragione il sindaco Cammarata quando afferma che l’assunzione fu fatta in maniera irregolare? Attenendosi a quello che dicono le leggi sembrerebbe aver ragione ma è la stessa Corte dei Conti a non esprimersi in maniera netta quando parla di “probabili” irregolarità e non di irregolarità accertate. I magistrati della Corte dei Conti si guardano bene dal dimostrarsi sicuri del fatto, per il semplice motivo che le leggi italiane molto spesso sono soggette ad interpretazioni e comunque , per dirla in maniera semplice, sono sempre poco chiare.
Tutta questa incertezza ha buttato benzina sul fuoco della ormai nota (e noiosa) polemica tra l’ex vicesindaco Giuseppe Mattia , che fu il grande sponsor di questa stabilizzazione costruita anni prima da Carmelo Nigrelli, e il sindaco Nino Cammarata che accusa tutta l’amministrazione Miroddi di aver fatto correre al comune il rischio del default finanziario e ritiene determinante il suo ruolo nel salvataggio. Alle noiose beghe politiche c’è comunque da contrapporre la realtà dei fatti che vedono l’assunzione definitiva di alcuni precari e la tranquillità raggiunta da alcune famiglie, anche se l’operazione stava per costare cara a tutta la comunità piazzese. Per correttezza d’informazione va anche ricordato che l’obiettivo delle assunzioni, se avesse trovato continuità l’amministrazione Nigrelli, in realtà poteva essere centrato con qualche anno d’anticipo . Ma questa è un’altra storia.