Debito pubblico e nuovo governo
Stiamo assistendo e continueremo ad assistere, ancora per molto tempo. alle sceneggiate collegate alla soluzione della crisi che dovrebbe darci un nuovo Governo. Le continue sceneggiate che si svolgono in tutti i salotti televisivi servono soltanto a “fare spettacolo” e trascurano quello che è il vero problema.
Si cercano punti di convergenza tra posizioni diverse, senza tener conto che i programmi presentati da tutti partici, almeno nel titolo, si possono considerare scritti dalla stessa mano: riduzione delle imposte, revisione della legge Fornero, riduzione dei contributi disoccupazione. Titoli uguali ma certamente da realizzare con punti di vista molto differenti. Senza voler entrare nel merito di coloro i quali hanno quantificato in circa 100/miliardi di euro il costo per la realizzazione del programma presentato agli elettori, non posso non sottolineare la assoluta impossibilità di reperire i fondi necessari, dal momento che non ci è più consentito di aumentare il già pesante nostro debito pubblico.
E su questo problema, da me ripetutamente trattato con note pubblicate su questa stessa testata e riportate nei miei libri “ Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”, desidero nuovamente intervenire all’indomani della decisione assunta dal Governo di autorizzare la Cassa Depositi e prestiti di acquisire il 5% delle azioni telecom, per creare “una grande alleanza contro Vivendi”. Il 7 settembre 2013 riferendomi ad una proposta fatta dal prof. Petruzzelli, Presidente dell’antitrust così scrivevo:
“Una proposta vorrei fare al prof. Petruzzelli: conferire in un fondo sia l’importo delle valutazioni correnti delle partecipazioni azionarie e del valore del patrimonio immobiliare, concordare con gli Istituti di credito, le grosse finanziarie ed i grandi gruppi assicurativi la sottoscrizione del relativo capitale il cui ammontare, secondo le indiscrezioni giornalistiche di circa 500/miliardi di euro, potrebbe ridurre in modo considerevole il nostro debito pubblico, allora di 2000/miliardi, del
25%.
C’è da tenere in considerazione che in quel momento non era ancora scattato l’inizio della crisi che ha stravolto il nostro sistema bancario. Questa mia proposta non venne minimamente considerata fino all’aprile 2017 quando il Ministro Padoan, come risulta dalla mia nota pubblicata sempre sulle stesse testate on line il 10 aprile 2017 con il titolo “ Forse qualcosa si muove”, formulava una sua proposta con la quale prospettava una possibile operazione, simile a quella da me suggerita fin dal 2013, con partner la Cassa Depositi Prestiti. E’ trascorso esattamente un anno da quella dichiarazione del Ministro Padoan e niente è stato fatto, mentre i nostro debito pubblico continua ad aumentare. Nel contempo la Cassa Depositi e Prestiti di prepara ad acquisire con una certa urgenza, per motivi “ strategici”, il 5% di Telecom.
Questo fatto mi ha incuriosito tanto da scoprire un certo altare: tutte le partecipazioni della Cassa Depositi e Prestiti, non solo in società quotate in borsa ma anche in società non quotate, forse di “ amici”.
Queste sono tutte le partecipazioni ad oggi della Cassa Depositi e Prestiti:
SOCIETA’ QUOTATE IN BORSA
ENI 25,76%, POSTE 35%, TERNA 29,85%, ,SNAM 30,10 %,
ITALGAS 26,04%, FINANTIERI 71,64%, SAIPEM 12,55%,
B.F.S. 19,38%, TREVI 16,86%.
SOCIETA’ NON QUOTATE IN BORSA
CDP EQUALITY 97,1%, SACE 100%, FINTECNA 100%,
CDP RETI 59,70%, CDP IMMOBILIARE 100%,
CDP INVESTIMENTI 43%, QUATTRO SGR 40%
FONDO ITALIA INFRASTRUTTURE 14,01,
CREDITO SPORTIVO 2,21%, ENCICLOPEDIA ITALIANA 7,42%
ELITE 15%, FSISGR 39%, EUROPROGETTI 31,%, GALAXI 40%.
Così sono utilizzate le enormi giacenze della nostra Cassa Depositi e Prestiti, mentre una operazione come quella da me suggerita e, in un certo senso copiata da Padoan e non effettuata, continua a mantenere alto il nostro debito pubblico e rende impossibile la realizzazione del programma presentato in occasione delle recenti elezioni.
angiolo alerci