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Ristorazione in affanno: Il nuovo codice della strada mette a dura prova i locali

Ristorazione in affanno: Il nuovo codice della strada mette a dura prova i locali

Quattro ristoratori su dieci nella zona di Enna hanno tristemente constatato un calo significativo della clientela, un fenomeno direttamente collegato all’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada; questa preoccupante tendenza è emersa da un’indagine scrupolosa condotta tra gli avventori dei locali aderenti alla CNA.

La preoccupazione dei ristoratori ennesi

Tommaso Scavuzzo, presidente dei Ristoratori CNA Enna, ha espresso con marcata inquietudine la situazione: «Abbiamo notato una pericolosa flessione dopo l’entrata in vigore del nuovo codice della strada – è calato enormemente il consumo di vino nei ristoranti e quello che abbiamo notato inesorabilmente che a fronte dell’inserimento del Ddl Salvini la gente ha diradato la frequenza al ristorante; ecco perché abbiamo deciso di lanciare questo sondaggio i cui dati non sono certo confortanti per il settore e testimoniano le nostre preoccupazioni». L’eco delle nuove normative sembra aver generato una ventata di incertezza, modificando le abitudini dei consumatori.

Un’indagine rivelatrice: meno uscite e consumi ridotti

L’analisi, che ha coinvolto ben 200 persone, ha tristemente confermato i timori serpeggianti tra gli operatori del settore; un considerevole 40% degli intervistati ha ammesso di aver drasticamente ridotto la frequenza delle proprie serate al ristorante; tra questi, un non trascurabile 20% ha addirittura parlato di una diminuzione significativa, un chiaro segnale dell’impatto tangibile sulle consuete abitudini conviviali. A questo scenario si aggiunge una contrazione dei consumi all’interno dei locali stessi; solo una minoranza, il 35% dei clienti, continua a ordinare bevande alcoliche con la stessa disinvoltura di un tempo; tra coloro che hanno rivisto le proprie abitudini, un preoccupante 18% ha dichiarato di aver completamente bandito l’alcol dalle proprie cene e pranzi fuori casa.

L’ombra del Ddl Salvini e la paura irrazionale

«Il Ddl Salvini sta seriamente minando la tenuta delle imprese della ristorazione italiana – ha ribadito con accento grave Tommaso Scavuzzo – Tra i clienti aleggia una sensazione di paura che condiziona fortemente oltre che la frequenza delle uscite per cenare o pranzare al ristorante ma anche il consumo di bevande alcoliche demonizzate da questo Ddl; il problema non è l’alcool ma il consumo esagerato e smisurato; bere responsabilmente è uno slogan che va ben oltre il decreto Salvini e al quale tutti guardiamo, clienti e ristoratori». Una sorta di psicosi collettiva sembra aver contagiato l’utenza, alimentata, forse, da timori a volte eccessivi. I dati del 2024, infatti, rivelano che già quasi un decimo della popolazione non consumava alcolici al ristorante; se si aggiungono coloro che si limitavano a un solo bicchiere di vino, emerge un quadro in cui una fetta consistente della clientela non avrebbe, di fatto, incontrato ostacoli con i nuovi limiti imposti dal Codice della Strada; ciononostante, un significativo 30% ha comunque preferito diradare le proprie uscite. Tra le cause principali di questa reticenza spiccano l’intensificarsi dei controlli e la severità delle sanzioni, ma l’elemento che sembra incutere maggiore timore è la nebulosità che avvolge l’esito del test alcolemico; molti intervistati hanno confidato la propria apprensione riguardo al rischio di risultare positivi anche a distanza di ore dall’assunzione di una modesta quantità di alcolici; a fomentare questo timore concorrono le diffuse notizie sull’interferenza di alcuni farmaci sui test, la possibilità che l’etilometro possa rilevare tracce di sostanze assunte nei giorni precedenti e il persistente dibattito sull’effettiva precisione degli strumenti di misurazione.

Proposte per un ritorno alla normalità: etilometri affidabili e taxi agevolati

Per tentare di arginare questa preoccupante deriva, si fanno strada alcune proposte concrete; una di queste riguarda la capillare diffusione di etilometri certificati all’interno dei ristoranti; sebbene molti abbiano optato per l’acquisto di dispositivi personali, le recensioni online spesso sollevano dubbi sulla loro costante affidabilità; in assenza di un riferimento certo e inequivocabile sul proprio tasso alcolemico, molti clienti preferiscono cautelarsi evitando del tutto il rischio. Parallelamente, riscuote un crescente favore l’idea di implementare un servizio taxi a tariffe accessibili, una soluzione che consentirebbe di coniugare il piacere di una cena fuori con la sicurezza di un rientro a casa senza patemi; ben due terzi degli intervistati ritengono che una simile iniziativa rappresenterebbe la panacea per preservare il proprio stile di vita, la socialità e, soprattutto, la vitalità del settore della ristorazione; allo stato attuale, le alternative offerte dal trasporto pubblico e dai taxi locali non si rivelano sufficientemente convenienti, e alcuni ristoratori stanno timidamente cercando di organizzarsi in autonomia per offrire ai propri clienti un’opzione di rientro sicura; tuttavia, affinché questa soluzione possa dispiegare appieno i propri effetti benefici, si renderebbe necessario un intervento strutturale da parte delle istituzioni locali, volto a sostenere e incentivare tali servizi.

L’appello dei ristoratori

«Mi auguro che il governo intervenga su questo settore, aggiustando il tiro, pena, nel giro di pochi mesi, la chiusura di moltissime attività ristorative che soccomberanno sotto la stretta di questo codice della strada, presentato come una panacea ma che di fatto non ha certo ridotto gli incidenti stradali ma ha solo danneggiato noi esercenti». Questo l’accorato appello lanciato dal presidente Scavuzzo, un grido d’allarme che fotografa una situazione critica e che necessita di risposte rapide e concrete per evitare un tracollo dalle conseguenze nefaste per l’intero tessuto economico locale.

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