La natura delle credenze: tra intuizione, fede e scienza
Le nostre credenze si basano su ciò che consideriamo evidenza, ma il concetto di evidenza può variare notevolmente. Molto di ciò che riteniamo vero è influenzato da intuizione, fede, esperienza personale e fiducia in ciò che ci viene detto da altri. Tuttavia, questi tipi di prove sono spesso fallibili e possono portarci a credenze errate.
Definire cosa sia una credenza non è semplice. Secondo il Merriam-Webster Dictionary, una credenza è «qualcosa che viene accettato, considerato vero o mantenuto come opinione» e una «convinzione della verità di un’affermazione o dell’esistenza di un fenomeno, specialmente quando basata sull’esame di prove». Ma una credenza è davvero solo un’opinione? Non sempre: molte volte le manteniamo con assoluta certezza, anche in assenza di solide prove.
I quattro pilastri delle credenze
Nel libro False: How Mistrust, Disinformation, and Motivated Reasoning Make Us Believe Things That Aren’t True, l’autore sostiene che le nostre credenze si fondano su quattro tipi di evidenza, ognuna con i suoi limiti:
– Intuizione: molte credenze si basano su un istinto o una sensazione viscerale. molti usano il termine “verosimile” per descrivere questa tendenza a credere in ciò che “sembra vero” piuttosto che in ciò che è vero. Sebbene l’intuizione sia utile in molte situazioni, come nella scelta di un partner o di un investimento, non è un metodo affidabile per determinare la verità: il tasso di divorzi e gli investimenti sbagliati ne sono una prova.
– Fede: la Bibbia definisce la fede come «l’evidenza delle cose non viste». In altre parole, la fede è credere in assenza di prove tangibili. Il paradosso della fede è che spesso crediamo con più fervore proprio quando le prove a sostegno della nostra convinzione sono più deboli. Ma è proprio il concetto stesso di credere, o meglio, di volere credere, che ci porta spossa lontano dalla verità.
– Esperienza personale: secondo il detto vedere per credere, l’esperienza diretta è uno dei fattori che più influenzano le nostre convinzioni. Tuttavia, l’esperienza personale può essere ingannevole: vedere qualcosa non significa necessariamente comprenderlo correttamente. Ad esempio, il fatto che il nostro orizzonte appaia piatto non significa che la Terra sia davvero piatta.
– Fiducia negli altri: molte delle nostre credenze si basano su ciò che ci viene detto da persone ritenute affidabili. Poiché le nostre valutazioni di affidabilità sono spesso intuitive, possiamo facilmente riporre la nostra fiducia in fonti errate. Nell’era dell’informazione, in cui dati affidabili e disinformazione coesistono, è sempre più difficile distinguere tra verità e falsità.
Il metodo scientifico: un antidoto all’errore
Il metodo scientifico è stato sviluppato per determinare verità oggettive attraverso osservazioni ripetute ed esperimenti controllati, riducendo il rischio di errori dovuti a intuizione, fede, esperienza soggettiva e fiducia mal riposta. Tuttavia, non siamo naturalmente predisposti a raccogliere prove in questo modo: è un processo che va appreso, esercitato e ripetuto, spesso modificando le proprie convinzioni alla luce di nuove informazioni.
Anche gli scienziati, però, non applicano il metodo scientifico a ogni aspetto della loro vita. Non conducono esperimenti per decidere con chi sposarsi o per rispondere a domande esistenziali come l’esistenza di un dio. La maggior parte delle credenze umane, dunque, non si basa sulla scienza, ma su quei quattro elementi fallibili: intuizione, fede, esperienza e fiducia.
Perché crediamo in cose sbagliate? Il ruolo delle domande
Poiché la maggior parte delle nostre credenze non nasce da un’analisi rigorosa, è inevitabile che molte di esse siano errate. Il nostro cervello è costruito per interpretare la realtà in modo funzionale alla sopravvivenza, non per raggiungere la verità assoluta. Il rischio di credere in informazioni false è una conseguenza naturale del nostro modo di apprendere e di relazionarci con il mondo.
In un’epoca in cui il flusso di informazioni è più caotico che mai, diventa fondamentale affinare il nostro senso critico, adottare un approccio più scientifico alla conoscenza e, soprattutto, essere disposti a cambiare idea di fronte a nuove prove.
Il punto di partenza sono essenzialmente le domande che ci facciamo per formarci un’opinione. Per iniziare sarebbe più opportuno chiedersi se ci stiamo facendo le giuste domande. Ad esempio: “Dio esiste?”, siamo sicuri che è questa la domanda giusta da farsi?
Serena Costa per StartNews