Gli oceani si riscaldano quattro volte più velocemente: il sole tra i principali responsabili
Gli oceani della Terra stanno vivendo un’ondata di calore senza precedenti, iniziata nel marzo 2023 e ancora in corso. L’acqua – sempre più simile a un bagno caldo – ha provocato danni devastanti: dallo sbiancamento di massa dei coralli, alla crescita dei fenomeni atmosferici estremi, fino al collasso di interi ecosistemi marini. In un periodo di due anni, il pianeta ha registrato un’incredibile serie di 450 giorni consecutivi con temperature record della superficie marina, superando le previsioni degli scienziati sul cambiamento climatico e sugli effetti dell’El Niño.
Lo studio che svela il mistero
Un recente studio dell’Università di Reading, pubblicato su *Environmental Research Letters*, ha identificato una causa primaria dell’accelerazione del riscaldamento oceanico: l’energia solare. La ricerca evidenzia come il tasso di riscaldamento degli oceani sia più che quadruplicato negli ultimi 40 anni, alimentato da un crescente squilibrio energetico del pianeta. Questo disallineamento – dovuto all’aumento dei gas serra e alla riduzione della capacità riflettente dell’atmosfera – ha contribuito per circa il 44% all’eccesso di calore negli anni recenti influenzati dall’El Niño.
Una correlazione allarmante
Secondo Christopher Merchant, docente di osservazione oceanica e terrestre all’Università di Reading e autore principale dello studio, i dati satellitari dal 1985 a oggi rivelano una connessione diretta tra il riscaldamento degli oceani e l’accumulo di energia sulla Terra. «C’è stato un incremento di questo squilibrio e ciò ha determinato un’accelerazione del riscaldamento oceanico», ha spiegato Merchant. Il legame tra questi due fattori, finora mai documentato in modo così chiaro, suggerisce un futuro in cui il ritmo del riscaldamento oceanico potrebbe intensificarsi ulteriormente.
Un futuro ancora più caldo
Gli oceani hanno assorbito circa il 90% del calore in eccesso derivante dall’attività umana. Parte di questa energia si disperderà lentamente nelle profondità marine, mentre il resto tornerà in superficie, contribuendo all’aumento delle temperature atmosferiche. Secondo lo studio, i prossimi vent’anni potrebbero registrare un riscaldamento oceanico ancora più rapido rispetto ai precedenti quattro decenni. Merchant ha utilizzato una metafora per descrivere il fenomeno: negli anni ‘80, il riscaldamento degli oceani era paragonabile a un rubinetto che gocciolava, mentre oggi è come se fosse stato aperto a tutta pressione. «Ciò che sta aumentando la velocità del riscaldamento – ha aggiunto – è l’aumento dei gas serra, come anidride carbonica e metano, che continuano a crescere, in gran parte a causa dell’industria dei combustibili fossili».
Il ruolo della riflettività terrestre
Oltre ai gas serra, un altro elemento cruciale è la ridotta capacità del pianeta di riflettere la luce solare. Secondo Brian McNoldy, scienziato atmosferico dell’Università di Miami, le superfici scure dell’oceano assorbono calore, mentre le nuvole e le particelle di aerosol nell’atmosfera riflettono parte della radiazione solare. Tuttavia, nel 2020, l’Organizzazione marittima internazionale ha adottato una regolamentazione per ridurre l’inquinamento da zolfo nei carburanti delle navi. Un effetto collaterale di questa norma è stato il diradamento delle nuvole marine, che prima contribuivano a riflettere l’energia solare nello spazio. Meno nuvole significa più radiazione solare assorbita dagli oceani.
Verso un punto di non ritorno?
L’accelerazione del riscaldamento oceanico preoccupa gli scienziati per le sue implicazioni a lungo termine. Con un ciclo continuo di calore che si accumula e si ridistribuisce tra atmosfera e oceani, il rischio di eventi meteorologici estremi e di perdite irreversibili negli ecosistemi marini diventa sempre più concreto. Se la tendenza non verrà invertita, il pianeta potrebbe avvicinarsi a soglie critiche di riscaldamento, con conseguenze imprevedibili per la vita sulla Terra.
Luigi Schiavo per StartNews