Le associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio siciliano 2024-2025
Il Decreto Assessoriale del 17 luglio 2024 dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana ha varato il calendario venatorio per la stagione 2024-25 . Tra le novità, l’apertura anticipata nei giorni 1, 2, 4 , 7, 8 e 11 settembre 2024 per alcune specie come il colombaccio e la tortora selvatica; successivamente, il 15 settembre è stato avviato il prelievo di quaglia, beccaccia e cinghiale. La decisione ha suscitato – come avviene spesso in questi casi – reazioni contrapposte: con le associazioni venatorie a difendere il provvedimento e quelle ambientaliste a criticarne la sostenibilità.
Il ricorso delle associazioni ambientaliste
Legambiente Sicilia insieme ad altre organizzazioni ambientaliste hanno impugnato il decreto dinanzi al TAR di Palermo , segnalando emergenze ambientali e climatiche. Il ricorso aveva come obiettivo all’annullamento del calendario , evidenziando il mancato aggiornamento del Piano Regionale Faunistico Venatorio (2013-2018) come elemento centrale di criticità. Tuttavia , le argomentazioni sono state contestate dagli avvocati Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza, rappresentanti delle associazioni venatorie, che hanno sostenuto la conformità del decreto ai principi normativi e precauzionali.
Il TAR Palermo si esprime
In un primo momento, il TAR ha rigettato le richieste cautelari, considerandole superate dall’effettivo svolgimento di gran parte della preapertura. Successivamente, durante l’udienza di merito del 4 dicembre 2024, le associazioni ambientaliste hanno dichiarato il venir meno dell’interesse su alcune questioni, insistendo sul mancato aggiornamento del Piano regionale. Il 7 gennaio 2025, il TAR ha dichiarato il ricorso improcedibile in parte e ha rigettato le doglianze rimanenti, ritenendo che l’apertura anticipata non avesse compromesso il patrimonio faunistico.
Una pronuncia definitiva
Con questa sentenza, il calendario venatorio 2024-2025 è stato confermato come legittimo; una decisione che chiude il dibattito legale – almeno per questa stagione – su un tema che continua a contrapporre ambientalisti e cacciatori.