Il reddito di povertà all’esame dell’Ars. Un nuovo aiuto regionale per le famiglie siciliane
Il Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha annunciato un nuovo strumento di sostegno economico per i cittadini siciliani, denominato “reddito di povertà”. Questo contributo, parte della manovra finanziaria regionale attualmente in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana (Ars), mira a sostenere economicamente le famiglie siciliane più in difficoltà. La misura, simile a un contributo una tantum, rappresenta una soluzione temporanea per contrastare la povertà, differenziandosi dal reddito di cittadinanza abolito dal governo centrale.
L’ispirazione: il reddito di dignità proposto dall’on. Luisa Lantieri
Il reddito di povertà prende spunto da un progetto precedente presentato dall’onorevole Luisa Lantieri, vicepresidente dell’Ars. A giugno, la Lantieri aveva avanzato un disegno di legge, denominato “reddito di dignità”, con l’obiettivo di fornire un supporto economico di 200-400 euro ai cittadini siciliani di età compresa tra 18 e 59 anni, residenti sull’isola e in possesso di determinati requisiti di reddito. La nuova proposta prevede un contributo di 5.000 euro, che verrà assegnato in base all’indicatore ISEE dei nuclei familiari richiedenti.
L’urgenza di un sostegno e le criticità finanziarie
Secondo l’onorevole Lantieri, il reddito di povertà, pur essendo un intervento significativo, incontra una limitazione nella disponibilità di fondi, con una dotazione di 30 milioni di euro. Afferma infatti che “in un momento così difficile, 30 milioni sono una cifra che non può bastare, ma questo strumento può dare un sostegno concreto a molte famiglie bisognose”. Ha inoltre ribadito la necessità di vigilare sulle condizioni lavorative in Sicilia, dove molti cittadini sono sottopagati e le condizioni lavorative talvolta inadeguate portano i lavoratori a rifiutare le proposte di lavoro.
Prospettive future e la richiesta di equità
La Lantieri ha anche sottolineato che per combattere la povertà in Sicilia è indispensabile garantire contratti di lavoro equi, in modo che i lavoratori possano ottenere il giusto riconoscimento economico e sociale, al fine di evitare che condizioni di lavoro inique portino alla precarietà. La proposta del reddito di povertà si pone dunque come misura temporanea, in attesa di riforme più strutturali che possano fornire ai cittadini un’occupazione dignitosa e stabile.