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Facebook e i suoi metodi nazisti. Sospendono e annullano account senza spiegazioni.

Facebook e i suoi metodi nazisti. Sospendono e annullano account senza spiegazioni.

Da oggi, se qualcuno dovesse chiedermi cosa fossero i Tribunali della Santa Inquisizione della Sacra Chiesa Romana, tanto ben narrati nel libro di Umberto Eco “Il nome della Rosa”, potrei dare una risposta molto più accurata di qualche giorno fa. Da imputato e condannato, ho dovuto subire le decisioni di un tribunale ben più moderno, ma che agisce in base agli stessi principi di chi ha sterminato migliaia di persone per eresia. Mi riferisco alla santa inquisizione di Facebook, che ha deciso di chiudere il mio account personale senza fornirmi alcuna possibilità di controbattere ad accuse che, peraltro, non mi sono mai state comunicate. Molto genericamente, secondo il tribunale di Facebook, non avrei rispettato il regolamento con un account personale che raramente aggiorno e che era utilizzato quasi unicamente per gestire il giornale online StartNews.it.

Non è tanto il danno sul numero di visite di StartNews.it che mi ha procurato Facebook, visto che parliamo ormai di una percentuale inferiore al 30% che arrivano da questo social, quanto i modi da dittatura nazista usati. Non è certo un segreto che dietro il mondo dorato presentato dalla creatura di Mark Zuckerberg si nasconde una pericolosa macchina in grado di creare miliardi di dollari di fatturato sfruttando i nostri dati personali, i nostri gusti, le nostre paure, i nostri desideri e i nostri soldi. Quello che risulta inquietante è che questa macchina è stata anche concepita per schiacciarci come moscerini quando lo ritiene più opportuno. Un tempo lontano vedevo Facebook come una porta socchiusa sul futuro, ma oggi da quello spiraglio vedo solo il desiderio di dominare, nel senso più spregevole del termine, l’umanità.

La chiusura ingiustificata di un account è poca cosa, un episodio insignificante, ma è pur sempre un sintomo di qualcosa di marcio presente nel sistema. Mi riferisco alla mancanza di riconoscimento del diritto di potersi difendere da qualunque accusa venga mossa a un qualsiasi nostro atto o comportamento. Un diritto che Facebook ha negato non solo a me, ma anche ad altre persone che sono stimati professionisti. Gli scenari che ci prospetta Facebook sono dunque inquietanti. Nonostante questo, continuerò a utilizzare il social come ho fatto prima perché ritengo che un fenomeno di massa come Facebook vada sfruttato più che utilizzato e che questo sia un diritto di ogni cittadino sulla Terra.

Per correttezza, bisogna precisare che l’assistenza Facebook, dopo aver disattivato senza alcun preavviso il mio account senza fornirmi alcuna spiegazione, mi ha mandato un messaggio che dimostra quanto poco lucido sia il personale che lavora per questo colosso della comunicazione. Il messaggio diceva che potevo rivolgermi a un tribunale per contestare la chiusura dell’account o, in alternativa, inoltrare un ricorso collegandomi al mio account, ovvero quello che loro stessi mi avevano già chiuso! Insomma, in Facebook sono un po’ confusi. Mi consola il fatto che questi giganti hanno sempre i piedi d’argilla e i loro punti deboli, ben nascosti, prima o poi vengono fuori. Due miliardi di profili falsi, ammessi a gennaio scorso dalla stessa azienda di Mark Zuckerberg, sono solo la punta di un iceberg che sembra essere molto più grande. E se per noi non fa molta differenza, questo potrebbe farne tanta per le aziende che investono in pubblicità su Facebook.

Infine, vorrei darvi una chiave di lettura possibile al fatto che mi sia stato revocato il mio account. Non utilizzando mai il mio profilo personale per inserire compleanni, aforismi copiati da internet, polemiche, i miei acquisti o i miei desideri,  è possibile che ero diventato un inutile peso per Facebook, di cui sfruttavo i servizi da 16 anni ma a cui non davo niente in termini di informazioni personali. Confrontando la mia storia con quella di altri, mi sembra tutto sommato un’ipotesi plausibile.

Non mi sento Davide contro Golia, anche perché non posso pensare di danneggiare un colosso come Mark Zuckerberg. Ma ho una certezza: neanche Mark Zuckerberg può danneggiarmi qualunque cosa faccia. Un’ultima notazione: è proprio dal suo modo di fare e dal poco rispetto per quell’umanità che dice di voler aiutare che si capisce che è uno degli uomini più poveri della terra.

Nicola Lo Iacono

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