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Piazza Armerina – Il Corriere Della Sera parla male della Villa Romana del Casale ma i fatti raccontano un’altra storia.

Piazza Armerina – Il Corriere Della Sera parla male della Villa Romana del Casale ma i fatti raccontano un’altra storia.

Nella giornata di oggi a Piazza Armerina si è vissuto un piccolo quanto inutile dramma, dopo la pubblicazione sul Corriere Della Sera  di un articolo dal titolo: “La vergogna di Piazza Armerina: così muoiono i mosaici patrimonio Unesco”. Un articolo dove il giornalista Gian Antonio Stella riporta tutta una serie di informazioni sulla  Villa Romana del Casale, affermando che “Muschio, sfregi e l’«effetto serra» dovuto al plexiglas assediano la villa del IV secolo nel cuore della Sicilia”. Nell’articolo viene narrata la storia dell’ultimo grande restauro dell’area archeologica e vengono fornite anche alcune cifre sulle visite annuali. Non conosciamo quale sia la fonte di Gian Antonio Stella, alla prestigiosa firma del Corriere suggerirei di approfondire l’argomento perché potrebbe restare molto sorpreso da alcune dinamiche che nell’occasione del restauro della copertura della Villa , e non dei mosaici, presero vita a Piazza Armerina in quel periodo. A partire dal finanziamento utilizzato per il restauro, dirottato da Siracusa, sua destinazione iniziale, a Piazza Armerina e sul motivo di questo dirottamento.

Sono convinto che Gian Antonio Stella  rimarrebbe sorpreso anche sulla vicende che legano Vittorio Sgarbi alla Villa e a quell’idea, presentata nell’articolo come balorda, ma balorda non era, di costruire un cupola a protezione dei mosaici. Cupola progettata dal noto architetto Lucio Trizzino, fiorentino ma di origini palermitane, che fu estromesso in poche ore dopo che Vittorio Sgarbi  decise di procedere con un progetto regionale, che lo stesso aveva letteralmente disprezzato all’inizio del suo incarico come commissario speciale.
L’autore dell’articolo rimarrebbe sorpreso anche ricostruendo un consiglio comunale di Piazza Armerina in cui Sgarbi, elogiando la cupola, affermava, in maniera perentoria, che non vi potevano essere  alternative a quel progetto,  tranne poi, nel giro di 24 ore, cambiare totalmente idea. Ed è in quel consiglio che si parlò del restauro dei mosaici e dei tempi necessari.

Vorrei comunque ringraziare, a nome della comunità piazzese, Gian Antonio Stella  per aver fatto accendere ancora una volta i riflettori su un bene culturale di enorme importanza, non solo per Piazza Armerina ma per tutta l’Italia. Pazienza se poi i turisti arrivando alla Villa romana del Casale non troveranno  muschi e licheni sui mosaici, o si accorgeranno che il plexiglas del Minissi compre solo una piccola parte dell’area,  sono convinto che si esalteranno e saranno entusiasti come i tour operator nazionali e internazionali che qualche giorno fa ho accompagnato in una visita guida al sito archeologico. Questo non vuol dire che non ci sono problemi che vanno affrontati ma che non bisogna esagerare, soprattutto proprio nel momento in cui sta per aprirsi la stagione turistica.

Per quanto riguarda i numeri sulla perdita di visitatori questo fatto non ha nulla a che vedere con la presunta incuria della villa ma è l’effetto di una cattiva gestione regionale del bene, alla chiusura del sito per i lavori di restauro e al covid. In ogni caso gli ultimi dati parlano di una ripresa che fa ben sperare.

(nella foto Alberto Angela in una delle sue visite alla Villa romana del Casale)

 

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