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Controversie e accuse di irregolarità al congresso dei Giovani Democratici siciliani

Controversie e accuse di irregolarità al congresso dei Giovani Democratici siciliani

Il congresso dei Giovani Democratici (Gd) siciliani, tenutosi il 10 e l’11 febbraio, ha visto l’elezione di Marco Greco, consigliere comunale di Enna del Partito Democratico (PD), a segretario regionale. L’evento ha registrato la partecipazione di figure di spicco del PD, tra cui il segretario regionale Anthony Barbagallo, il parlamentare Giuseppe Provenzano, il senatore Antonio Nicita, e altri importanti esponenti.

Tuttavia, l’elezione di Greco è avvolta da numerose controversie. Un documento firmato da diversi iscritti dei Gd provenienti da Agrigento, Palermo, Trapani, Caltanissetta, Messina, Catania, e Siracusa denuncia presunte irregolarità, facendo riferimento a una delibera della Commissione nazionale di garanzia del PD del 9 febbraio. La contestazione si concentra su 120 iscrizioni ritenute anomale, scoperte attraverso il tesseramento online, che rappresentano quasi il 15% degli iscritti, e su ulteriori irregolarità non ancora verificate nelle iscrizioni cartacee.

La Commissione di garanzia, attraverso la delibera n.2/2024, ha imposto specifici passaggi prima della celebrazione del congresso, compresa la revisione dell’anagrafe online e la verifica del tesseramento cartaceo, la cui inadempienza ha alimentato le tensioni interne.

Nonostante le accuse, Filippo Fiorentino, a nome dei Giovani Democratici delle Madonie e degli iscritti di Palermo, ha difeso la legittimità del congresso, criticando i tentativi di boicottaggio da parte di una minoranza del partito e le assenze ingiustificate di alcuni membri siciliani dei Gd.

I detrattori dell’elezione di Greco sottolineano la natura “ad personam” delle regole e procedure adottate, accusando la direzione di abusi e di minare i principi democratici all’interno del partito. Anche il parlamentare regionale del PD Tiziano Spada ha espresso preoccupazione per le presunte esclusioni arbitrarie e per il mancato rispetto delle regole che tradizionalmente caratterizzano il PD, evidenziando una frattura significativa all’interno del partito e sollevando interrogativi sulla sua unità e integrità procedurale.

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