Piazza Armerina – Don Bosco 2000: dolore ed indignazione per il suicidio al CPR di Ponte Galeria
La morte di Ousmane Sylla, un giovane migrante guineano di 22 anni, all’interno del Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Ponte Galeria, ha scosso profondamente la comunità e sollevato nuove critiche sul sistema di detenzione amministrativa in Italia. Sylla, la cui vita si è tragicamente conclusa lontano dalla sua terra natale, rappresenta l’ultimo di una serie di casi che mettono in luce le condizioni disumane e le politiche fallimentari dei CPR.
L’Associazione Don Bosco 2000, attiva nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, ha espresso il proprio dolore e la propria indignazione per questo evento, sottolineando come la disperazione di Sylla rifletta una realtà insostenibile che richiede un’urgente revisione. Le parole di addio di Sylla, infatti, evidenziano non solo il suo personale dramma ma anche quello di molti altri che si trovano a vivere in condizioni simili nei centri di detenzione in Italia. In questo contesto di profonda ingiustizia, il presidente dell’Associazione Don Bosco 2000, Agostino Sella, afferma con forza: “Esigiamo che il governo prenda in mano il sistema dei CPR e lo riveda con una progettazione a partire dal basso, che veda protagonisti noi operatori sociali dell’accoglienza, che viviamo giorno dopo giorno le sofferenze ed i sogni di questi ragazzi.”
L’associazione chiede un cambiamento radicale nell’approccio del governo italiano verso la gestione dei flussi migratori, puntando su politiche di accoglienza che rispettino la dignità umana e che prevengano l’insorgere di simili tragedie. Il caso di Sylla diventa quindi un monito per la società civile e le autorità, affinché si lavori insieme per trovare soluzioni sostenibili che mettano al centro il benessere delle persone, indipendentemente dalla loro origine o dal motivo del loro arrivo in Italia.
L’Associazione Don Bosco 2000 si impegna a proseguire il suo lavoro di sostegno ai migranti, promuovendo un modello di accoglienza inclusivo e rispettoso, e invita tutti gli attori coinvolti a fare la propria parte per costruire un futuro in cui episodi come quello di Ousmane Sylla non si ripetano mai più.