Una rivoluzione nella tecnologia delle batterie potrebbe cambiare il futuro delle energie rinnovabili

Un team di ricercatori dell’Università di Cincinnati ha sviluppato una nuova batteria al litio che potrebbe avere implicazioni significative per il futuro dell’energia rinnovabile. Questa batteria, nota come batteria redox a flusso al litio, potrebbe essere fondamentale per le operazioni di energia eolica e solare, dove sono necessarie batterie su larga scala per immagazzinare energia durante i periodi di sovrapproduzione e rilasciarla quando la produzione diminuisce.
“La generazione di energia e il consumo di energia sono sempre incompatibili“, ha dichiarato Jimmy Jiang, che ha guidato la ricerca. “Ecco perché è importante avere un dispositivo che possa immagazzinare temporaneamente quell’energia e rilasciarla quando è necessaria.”
Una delle caratteristiche più innovative di questa batteria è l’eliminazione della membrana che separa i lati positivo e negativo della batteria. Questa membrana è stata uno dei componenti più costosi e ha ostacolato lo sviluppo di questo tipo di batterie in passato. La batteria senza membrana ha mostrato un’alta tensione e una densità energetica che potrebbero soddisfare le esigenze delle operazioni di energia verde su larga scala per la prima volta a un costo economicamente sostenibile.
“Questo design riduce significativamente i costi dei materiali“, ha detto Soumalya Sinha, professore ospite all’Università di Cincinnati. “Stiamo cercando di ottenere le stesse prestazioni a un costo inferiore.”
Il team ha presentato domande di brevetto per il design, che, secondo il Dr. Jiang, porterà a una “rivoluzione delle batterie” nei prossimi 20 anni. “Sono fiducioso al riguardo”, ha aggiunto. “C’è molta ricerca intensiva in corso per spingere i limiti delle prestazioni delle batterie.”
La ricerca è stata dettagliata in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Ada Barbieri per StartNews