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Tecnologia e mondo del lavoro, solo il 29% è donna: le cause e le possibili soluzioni

Tecnologia e mondo del lavoro, solo il 29% è donna: le cause e le possibili soluzioni

Il settore tecnologico è uno dei più dinamici e innovativi dell’economia mondiale, ma anche uno dei più squilibrati dal punto di vista della rappresentanza di genere. Secondo i dati dell’OCSE, solo il 29% delle persone che lavorano nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) sono donne, con una percentuale ancora più bassa nelle posizioni di leadership e nelle professioni più qualificate.

Questo divario non solo limita le opportunità di carriera e di reddito delle donne, ma anche il loro contributo allo sviluppo e al progresso della società. Le donne infatti portano competenze, esperienze e prospettive diverse da quelle degli uomini, che possono arricchire la creatività, l’innovazione e la qualità dei prodotti e dei servizi tecnologici.

Quali sono le cause di questo divario e come si può intervenire per ridurlo? Uno studio dell’Università di Bologna, finanziato da UniCredit, ha cercato di rispondere a queste domande, analizzando i fattori che influenzano la scelta di un percorso di studi e di una carriera professionale nel settore ICT da parte delle ragazze e delle giovani donne.

Lo studio ha evidenziato che le principali barriere che scoraggiano le donne dall’intraprendere un percorso tecnologico sono di natura sociale, educativa e occupazionale. Tra queste:

– La mancanza di modelli femminili positivi nel settore ICT, che possano ispirare e motivare le ragazze a seguire le loro passioni e i loro talenti.
– Gli stereotipi di genere che associano la tecnologia a un ambito maschile, difficile, noioso o poco adatto alle donne, che influenzano le aspettative e le percezioni delle ragazze, delle famiglie e degli insegnanti.
– La scarsa conoscenza delle opportunità offerte dal settore ICT, sia in termini di formazione che di occupazione, che porta a una sottostima del valore e dell’utilità sociale della tecnologia.
– Le difficoltà nel conciliare la vita professionale con quella personale e familiare, che spingono molte donne a rinunciare o a rallentare la loro carriera tecnologica.

Per superare queste barriere, lo studio propone una serie di iniziative rivolte a diversi attori della società:

– Le scuole dovrebbero promuovere un’educazione inclusiva, paritaria e di qualità, che incoraggi le ragazze a sviluppare le competenze digitali fin dalla prima infanzia, che offra percorsi formativi diversificati e stimolanti nel settore ICT, che valorizzi i modelli femminili positivi nella tecnologia e che contrasti gli stereotipi di genere.
– Le università dovrebbero favorire l’accesso e il successo delle studentesse nei corsi di laurea in ICT, offrendo orientamento, tutoraggio, borse di studio e opportunità di networking con le imprese e con le altre donne del settore.
– Le imprese dovrebbero adottare politiche attive per attrarre, formare, sostenere e promuovere le donne nel settore ICT, garantendo condizioni di lavoro equo ed equilibrato tra i generi, offrendo flessibilità oraria, telelavoro, congedi parentali e servizi per la cura dei figli.
– Le istituzioni pubbliche dovrebbero sostenere lo sviluppo del settore ICT come motore della crescita economica e sociale del paese, finanziando la ricerca e l’innovazione tecnologica, incentivando la collaborazione tra il mondo accademico e quello produttivo, promuovendo campagne di sensibilizzazione sulla parità di genere nella tecnologia.

Ridurre il divario tecnologico di genere non è solo una questione di giustizia ed equità, ma anche una sfida strategica per il futuro del paese. Le donne infatti rappresentano una risorsa preziosa per il settore ICT, che ha bisogno di nuove idee, nuove competenze e nuove soluzioni per affrontare le sfide della società digitale.

Luigi Schiavo per StartNews

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