Un cortometraggio della Kore affronta i dubbi degli studenti siciliani alle prese con la scelta dell’università
Partire o restare? È il dilemma che si pongono decine di migliaia di giovani siciliani quando devono scegliere il corso di laurea. In questo momento la Sicilia è la regione che “fornisce” più studenti alle università del centro-nord: oltre 50.000, pari ad 1/3 di tutti gli universitari siciliani. Statisticamente si tratta di un’emorragia pesantissima in termini di ricchezza finanziaria, ma soprattutto di cervelli e di risorse umane per il futuro.
Il dilemma “partire o restare” è affrontato in un cortometraggio prodotto dall’Università Kore di Enna per la regia di Davide Vigore, che metaforicamente reinterpreta il concetto di “volare” trasferendolo dal dato fisico a quello simbolico. Il messaggio del filmato, da oggi sui social, in estrema sintesi è: volare via da qui con un aereo o volare da qui con la mente e con il cuore?
Il cast del corto è di tutto prestigio. Lo studente che ha lasciato la Sicilia è interpretato da Francesco Cavallo, giovane attore che ha raggiunto la notorietà con “La scuola cattolica” e poi soprattutto con la magistrale interpretazione in “Mio fratello, mia sorella”, film di successo prodotto da Netflix. A voler restare in Sicilia è una studentessa di ingegneria aerospaziale, interpretata dalla giovanissima Giulia Petronio, una straordinaria promessa del mondo cinematografico italiano, nata come volto di importanti brand commerciali.
Il film è interamente girato nei due campus della Kore, quello didattico e quello dove si trovano i principali centri di ricerca dell’ateneo ennese. Le scene, quasi tutte in esterno-notte, e che si avvalgono della impareggiabile fotografia di Daniele Ciprì (premi David di Donatello e Nastro d’argento), danno luogo ad un avvolgente effetto quasi onirico, tipico della bellissima regia di Davide Vigore.
Pur avendo girato anche importanti corti promozionali, per esempio per l’Expo di Milano e per Eni, Davide Vigore non ha realizzato per la Kore un prodotto pubblicitario, ma un’impressionante stimolazione audiovisiva per indurre a riflettere coloro che stanno per scegliere il proprio corso di laurea e soprattutto la propria università. Si rivolge ai futuri studenti senza proporre nulla di preciso in Sicilia. Nessun corso di laurea della Kore viene citato e tantomeno pubblicizzato, l’ateneo ennese viene piuttosto rappresentato come il simbolo di una Sicilia che offre opportunità e qualità ben oltre le percezioni superficiali, emblema di un sistema universitario siciliano che ha tutte le potenzialità per invitare a “volare sempre più in alto, senza volare via da qui”.
Davide Vigore, 33 anni, autore del cortometraggio che da oggi la Kore diffonde on line, è nato proprio a Enna e da Enna si è affermato tra i migliori e più premiati giovani registi, fino al ruolo di collaboratore (e non è poco) dell’Oscar Paolo Sorrentino.
NOTA TECNICA
Un parametro consolidato nella ricerca sul fenomeno degli studenti fuori sede considera la spesa minima delle famiglie tra i 10 e 12 mila euro per anno accademico se la sede universitaria si trova nel raggio di 150/300 km da casa, ma la spesa può raddoppiare fuori regione e persino triplicare nel caso di iscrizione in alcuni atenei privati del centro-nord.
La spesa media annua delle famiglie siciliane degli studenti fuori regione si aggira intorno al miliardo di euro, calcolando al minimo i costi degli alloggi, del vitto e dei trasporti, tutti peraltro in costante e in taluni casi vorticoso aumento. Il fenomeno dello “studente ryanair”, una volta considerato conveniente perché compensato da servizi residenziali più diffusi nel centro-nord, si avvia a diventare finanziariamente insostenibile, dati gli incrementi esponenziali previsti nelle tariffe aeree, già fortemente penalizzanti da e per la Sicilia verso gli aeroporti nazionali, anche con le compagnie low-cost. Paradossalmente, i costi per le famiglie e le opportunità per i giovani laureati possono risultare più convenienti se la sede universitaria, invece che nel centro-nord, si trova all’estero.
Ma il costo annuo minimo di un miliardo di euro è poca cosa rispetto a quello che attende le famiglie e la Sicilia in conseguenza dell’emorragia di studenti universitari. Moltissimi degli iscritti in atenei del centro-nord, infatti, non ritornano al sud dopo la laurea. Speso rimangono per anni a vivere con lavori precari e con retribuzioni così insufficienti da richiedere continue risorse integrative dalle famiglie, le quali in non pochi casi si sottopongono anche a mutui ingenti per acquistare a costi proibitivi piccoli appartamenti nella città universitaria di turno del centro-nord.
Insomma, un fenomeno sociale con pochissimi effetti positivi e molti esiti devastanti, un ingente dissanguamento finanziario delle famiglie, che produce anche una frattura intergenerazionale nel medio-lungo periodo, dove per esempio genitori e figli, e nonni e nipoti, finiranno per incontrarsi una o due volte l’anno fino, in molti casi, all’oblio.
Alla fine, infatti, alcuni dei nostri giovani si affermeranno nelle regioni più ricche, magari conquisteranno ruoli di rilievo nell’industria, nella finanza, nella ricerca, ma a fronte di una maggioranza che vivacchierà e di un costo familiare e sociale altissimo che riguarda una platea enorme: quella appunto dei cinquantamila studenti siciliani “dispersi” in decine di università fuori dalla Sicilia, molti dei quali resteranno a condurre una vita uguale o addirittura peggiore di quella cui avrebbero potuto aspirare qui, con in più il danno della perdita di cervelli per le opportunità di sviluppo della Sicilia e, più in generale, delle regioni meridionali.