Il nuovo libro di José Trovato – “Mafia 2.0… 21 – Nel cuore della Sicilia comandano iene, sciacalli e i maggiordomi di Totò Riina”
“Mafia 2.0… 21 – Nel cuore della Sicilia comandano iene, sciacalli e i maggiordomi di Totò Riina”: ecco il nuovo libro di José Trovato
“Mafia 2.0… 21 – Nel cuore della Sicilia comandano iene, sciacalli e i maggiordomi di Totò Riina” è un libro-inchiesta sulla più forte organizzazione criminale dell’entroterra siciliano, sui suoi capi e le principali attività illegali in cui operano. Attraverso una moltitudine di stili, dal linguaggio della cronaca alla satira, dall’epistolare al documentario, l’autore approfondisce uno a uno tutti i principali settori in cui s’infiltrano gruppi di Cosa Nostra, non tralasciando intrecci e trame criminali tra Enna e le province di Catania, Palermo, Caltanissetta e Messina, scoperte dagli investigatori solo pochi mesi fa, in quella che definisce la “calda primavera” del 2021.
E’ una mafia 2.0, utilizza la tecnologia per contrastare gli apparati dello Stato, ma vive di schemi mentali vecchi e persino i suoi nuovi capi, i mafiosi del clan di Pietraperzia – che hanno scalzato nelle gerarchie un vecchio boss come “Zio Turiddu”, al secolo Salvatore Seminara di Mirabella Imbaccari – sono quasi un retaggio del passato. Le ricostruzioni di un pentito anzi evidenziano come i capi di oggi, tra il 1991 e il 1992, per circa sei mesi furono i vivandieri, i “maggiordomi”, di Totò Riina, Bernardo Provenzano e i capi della cupola di Cosa Nostra, letteralmente trasferitisi in territorio di Pietraperzia per preparare la strategia con cui avrebbero dichiarato guerra allo Stato, organizzando le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Emerge che la prima ricostruzione storica dei pentiti sulla mafia ennese ai tempi del processo Leopardo – cinque clan operanti a Enna, Villarosa, Calascibetta, Barrafranca e Pietraperzia – è ormai superata da un sistema sempre meno piramidale, in cui operano almeno sei differenti clan mafiosi: Enna, Barrafranca, Pietraperzia, Catenanuova, Troina, Leonforte, mentre i gruppi di Villarosa e Calascibetta ormai sono in mano a cani sciolti, o quasi. Sei clan, in grado di “infettare” i territori limitrofi e con referenti sparsi in ogni dove. Cosche mafiose che rispondono direttamente, costantemente, ai boss della provincia di Catania. Partecipano ai summit e organizzano le attività nel proprio gruppo. I loro uomini di fiducia ormai non vengono più nemmeno battezzati, secondo una strategia di penetrazione che sembra essersi emancipata del tutto dai vecchi riti – secondari rispetto all’obiettivo primario che li guida oggi: la conquista a tutti i costi di “soldi facili” – come l’affiliazione.
L’autore del libro è Josè Trovato, giornalista professionista leonfortese che vive a Gagliano Castelferrato, autore nel 2007 del primo libro inchiesta sulla mafia ennese, “La mafia in provincia di Enna – Una storia negata”, e nel 2014 di “Mafia balorda”, da lui definito un “romanzo criminale”. Costretto per oltre un anno, nel 2009, a vivere sotto “vigilanza” delle forze dell’ordine, per una minaccia di morte scoperta dagli inquirenti all’interno del carcere Malaspina di Caltanissetta, afferma di aver tratto da quella minaccia nuova linfa e nuova voglia di contrastare la mafia (“se stai in qualche modo sulle scatole – afferma – significa che stai facendo bene il tuo lavoro, e questo mi inorgoglisce”) ma di non essersi mai sentito un giornalista “antimafia”, etichetta che ritiene “anacronistica, quasi offensiva”, sue parole, ma di volere a tutti i costi portare avanti un impegno civile che contribuisca a questa battaglia di civiltà contro le mafie, raccogliendo il lungimirante appello di Paolo Borsellino: “Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”.
Mafia 2.0…21 non è editato da una casa editrice ma dall’associazione culturale Officina, di cui fa l’autore fa parte, già editore della testata giornalistica online EnnaOra, diretta per l’appunto da Trovato. Ogni informazione pubblicata nel libro è frutto di un “attento lavoro giornalistico”, annuncia. “È tutto verificato e pubblicabile, perché, pur riferendo di eventuali inchieste giudiziarie non giunte a sentenze irrevocabili, si utilizza un linguaggio in grado di garantire la presunzione di non colpevolezza per chi è solo indagato o imputato”.
Il testo contiene anche una denuncia pubblica su fatti attuali, che l’autore ha scelto di non circostanziare troppo non facendo nomi al solo scopo di non compromettere, come espressamente auspicato, un’attività degli investigatori che potrebbe svelare nuovi preoccupanti scenari.
Contiene una lettera aperta all’avvocato-boss Raffaele Bevilacqua; un’intervista al procuratore aggiunto di Caltanissetta Roberto Condorelli; e tutta la storia, mai narrata pienamente, attraverso una testimonianza esclusiva e documenti inediti, del sindaco di Troina Fabio Venezia, costretto a combattere contemporaneamente la mafia dei Nebrodi, in campagna, e un pericoloso clan urbano in ascesa, legato a doppia mandata con Cosa Nostra catanese.
Ci sono le storie della mafia leonfortese di ieri e di oggi, non tralasciando i recentissimi fatti scoperti dalla polizia con l’inchiesta Caput Silente, narrati in prima persona dall’autore. E un approfondimento sul declino, auspicato, del clan Cappello di Catenanuova. Quest’ultimo capitolo contiene inoltre una forte denuncia socio-culturale, sull’omertà e un subcultura mafiosa che alberga ancora nella mente della gente comune e fa sì che ancora oggi, nonostante morti, feriti, inchieste, arresti, condanne e tante famiglie distrutte, la città non si sia mai costituita parte civile a un processo di mafia. “Il problema è culturale – afferma Trovato -. C’è la convinzione, che dal popolino è stata trasmessa come un virus anche alle persone più colte e persino alla politica, che la mafia sia un “problema delle forze dell’ordine”, quasi un mero tema di “pubblica sicurezza”, da affidare a polizia e carabinieri. Ma di questo passo non si va da nessuna parte. La mafia va combattuta alla radice, serve una rivoluzione culturale. Anche a Catenanuova, dove, per inciso, non esiste neanche un’associazione antiracket”.
La prefazione di Mafia 2.0…21 ha l’autorevole firma del dirigente della sezione Gip del Tribunale di Caltanissetta, il giudice David Salvucci, già giudice presso il Tribunale di Enna.
Il testo si trova già nelle principali edicole e librerie, anche se la distribuzione sarà completata solo entro il mese di agosto. A breve sarà acquistabile online e intanto è possibile trovarlo anche nei supermercati Decò di Enna alta, Enna mercato, Piazza Armerina e Nicosia, per effetto di un accordo siglato nelle scorse settimane, che mira ad aprire un canale di distribuzione alternativo e immediato. “Desidero ringraziare la famiglia Arena e tutto il personale del Gruppo Decò per la grande disponibilità mostrata – conclude l’autore – e per aver sposato un progetto culturale e d’impegno civile presentato da me come può fare un giornalista autore di un libro, non certo con un regolare ‘business plan’. Li ringrazio di avermi preso sul serio, innanzitutto, e sono convinto che questa collaborazione possa aprire nuovi scenari per il futuro; anche se è giusto, fatemelo dire come se fossi il manager che non sono di certo, andare step by step”.