40 anni dalla legge 121 di riforma dell’amministrazione della pubblica sicurezza
Trasformazione e innovazione sono i punti salienti di una importante ricorrenza: i 40 anni dalla Legge 121 del 1981 che ha determinato la trasformazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza: nasceva allora una Polizia di Stato moderna, “smilitarizzata”, caratterizzata da una forte identità civile, votata al servizio della comunità.
Una legge questa divenuta nel tempo un caposaldo fondamentale della nostra Società, ancora oggi straordinariamente attuale, che ha affidato alla Polizia di Stato l’importante compito di presidio della sicurezza del Paese e di cura dell’ordine democratico.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella prefazione del libro “La riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”, a cura di Carlo Mosca, ha scritto: “Oggi la Polizia è un corpo dello Stato che i cittadini riconoscono come amico, accessibile e aperto, un elemento di coesione”. Ha parlato di empatia democratica, guadagnata sul campo anche nei giorni durissimi di questo annus horribilis appena trascorso.
Oggi si parla di sicurezza condivisa e partecipata, in un rinnovato rapporto tra Comunità e Polizia, che si avvale della collaborazione attiva della cittadinanza, come efficace strumento di prevenzione dei reati.
L’impegno dei poliziotti nel sociale, l’empatia, l’umanità e il dialogo con gli altri Enti sono il segno di un prezioso cammino di impegno e crescita attraverso gli anni.
Una delle novità della riforma, a livello territoriale, è quella del Prefetto che è diventato l’Autorità provinciale, con la responsabilità generale dell’ordine e della sicurezza pubblica, mentre il Questore, non più da lui dipendente, ha assunto la veste di Autorità provinciale “tecnica” di pubblica sicurezza.
Nel 1981 la Legge 121, nel disporre lo scioglimento del Corpo delle Guardie di P.S. e del Corpo di Polizia Femminile, ha stabilito che il relativo personale, unitamente con quello appartenente ai ruoli del personale civile della carriera direttiva dell’Amministrazione della P.S., confluisse nei ruoli del personale della Polizia di Stato. Era caduta l’ultima barriera: la riforma ha sancito la piena equiparazione tra personale femminile e maschile, con parità di attribuzioni, funzioni, trattamento economico e progressione in carriera.
Altra conquista democratica quella dei sindacati rappresentativi e a tutela dei lavoratori/poliziotti in un’ottica di leale e stimolante collaborazione con la parte pubblica.
La Questura di Enna come tutte le realtà territoriali e periferiche del Dipartimento della Pubblica Sicurezza non si sottrae a questa mission.
Anche i poliziotti di Enna oggi non sono solo osservatori e/o controllori della Società ma sono “dentro” la Società; non sono unicamente al servizio della gente ma “tra” la gente; vivono quotidianamente l’essenza del territorio e sentono le sue pulsazioni; sono aperti alle trasformazioni e all’innovazione. Sono al servizio di questo territorio per tenere fede al proprio giuramento, per essere sentinelle e protagonisti del soccorso pubblico quando serve, quando è necessario anche per salvare vite. Come accaduto appena l’altra notte nel centro storico di Piazza Armerina: una pattuglia della Volante accortasi dell’incendio di una abitazione, incurante del pericolo, si è precipitata dentro mettendo in salvo due anziani coniugi che non si erano accorti di nulla, prevenendo in tal modo una sicura tragedia.
Esserci sempre, questo il nostro “credo”, il nostro “marchio di fabbrica”, al servizio della Gente.