1970-2020: cinquantesimo anniversario della creazione delle Regioni
Non possiamo far passare inosservato il 50° anniversario della creazione delle regioni. Non dobbiamo farlo passare inosservato dal momento che questo provvedimento è la causa prima del disastro finanziario del nostro Paese. E non si è trattato di un fatto accidentale imprevisto, dal momento che quello che è accaduto era stato regolarmente valutato in sede di discussione del provvedimento.
Negli anni ‘60, quando si cominciò a parlare della possibile istituzione delle regioni, il principale fautore on. Ugo La Malfa a quanti si preoccupavano che l’economia italiana non era nelle condizioni di sopportare il relativo onere, rispondeva che con l’approvazione della legge automaticamente si poneva fine alla sovrastruttura della provincia ed i comuni avrebbero avuto come interlocutore solo la regione.
Allora le province erano 94 ed oggi, dopo l’ impegno di soppressione formalmente assunto dal nostro Parlamento, sono più di 110. Ed il periodo in cui si discuteva questo problema non solo era successivo alla cosiddetta fase del boom economico, ma al centro della prima crisi collegata alla nazionalizzazione dell’energia elettrica. Ancora non si riesce a capire come un forte governo pentapartito, all’interno del quale il Partito Repubblicano rappresentava una sparutissima minoranza, si piegò alla richiesta dell’on. La Malfa.
La responsabilità maggiore fu della Democrazia Cristiana di allora che. per giustificarne il comportamento, chiamò in causa il pensiero di Luigi Sturzo il quale sosteneva soltanto l’autonomia dei Comuni. C’è molta differenza tra autonomia dei comuni e quella delle regioni. Con questo provvedimento si voleva allentare la pressione della Lega di Bossi sull’indipendenza della Padania che per lui rappresentava un passo avanti rispetto agli Statuti speciali riconosciuti ad alcune regioni.
Il 15 dicembre 2013, con una mia nota pubblicata su diversi giornali on line scrivevo: “ Un suggerimento vorrei dare a Renzi di valutare in sede di riforma costituzionale la opportunità di abrogare il termine di “, Statuto speciale” attribuito a quattro regioni in un particolare momento storico tenuto conto anche del modo in cui questo particolare “Status” è stato malamente gestito da più di una regione”.
Nell’aprile del 2014 in una trasmissione radiofonica il Segretario Regionale della CISL Maurizio Bernava affermava che la CISl promuoverà un movimento per abolire la status “Speciale” dello Statuto della Regione Siciliana, causa del disastro e di tutte le disfunzioni politiche, economiche ed amministrative che da sempre attanagliano la nostra isola e di malcostume, di clientelismo e della accertata contiguità con ambienti mafiosi.
La cronaca giudiziaria ci ha fatto conoscere che centinaia di Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali sono stati indiziati , e molti condannati, per gravissimi reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni. A chiusura devo chiarire che a spingermi a scrivere questa nota è stata una discussione radiofonica ascoltata questa notte, dove si è ampiamente parlato delle regioni e dei loro difetti per proporne la soluzione: la creazione della macro regioni. Una nuova struttura che aumenterebbe, oltre che i costi, la grande confusione che già regna sovrana nel nostro Paese.
Angiolo Alerci