La burocrazia in casa nostra
In vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, vorrei far conoscere ai miei concittadini una mia storia che può illuminarli nella scelta dei nuovi amministratori. Nel lontano 14 novembre del 2008 consegnai personalmente al Sindaco di allora una mia richiesta di autorizzazione di apertura di un passo carrabile. Nonostante le continue verbali sollecitazioni fatte all’ufficio competente, nessun riscontro mi venne dato. Affidai allora le mie richieste a numerosi atti formali , raccomandate o note depositate presso il protocollo del Comune, inframezzando sempre continue visite all’ufficio competente.
Mai pervenuto alcun riscontro. Dopo una delle tante visite l’ufficio mi fece pervenire una nota, datata 25 febbraio 2015, esattamente a distanza di sette anni dalla richiesta, con la quale mi si richiedeva, tra altro, la seguente integrazione della documentazione:
– attestazione/verifica del numero civico;
– autorizzazione da parte del proprietario della strada per potere eseguire i lavori.
Una richiesta che personalmente contestai al responsabile, dal momento che il Comune era conoscenza che quella strada rurale non aveva un nome né un numero civico e che la stessa era di proprietà del comune. Successivamente informai il Comune, e per conoscenza la Procura della Repubblica, che in mancanza di una seria risposta, avrei utilizzato il silenzio assenso. Ma anche questa nota, nonostante inviata alla Procura della Repubblica, non venne riscontrata e, con altra mia nota diretta soltanto alla Procura della Repubblica, comunicai che, utilizzando il silenzio assenso, avrei effettuato i lavori: la collocazione di un tubo di circa ml 5 e la relativa copertura del canale di gronda, così come consentito a distanza di un metro ad altro soggetto.
A conoscenza dei lavori effettuati il comune, con nota del 19 settembre 2018, mi contestò l’abusiva collocazione del “manufatto in conglomerato cementizio” e la sua immediata demolizione. In riscontro della mia nota chiarificatrice del 2 ottobre 2018, con altra nota del 9 ottobre 2018, esattamente a distanza di dieci anni dalla richiesta, il comune mi comunicò “che da accertamenti effettuati con l’intervento del personale tecnico dell’ANAS il manufatto “ posto a protezione di una cunetta proposta al convogliamento e smaltimento di acque di origine meteoriche, ricade in proprietà diversa da questo comune. Ciò posto, si invita pertanto la ditta in epigrafe a formulare analoga richiesta all’ente proprietario del manufatto in argomento”.
Per il comune la pratica sarà stata considerata finalmente chiusa, per me no, perchè ho già affidato al mio legale di fiducia l’incarico di agire per richiedere al comune i danni a me procurati in dieci anni di disinvolto, ed anche ineducato, modo di gestire la mia pratica. Ma questa storia non finisce qui perché comportamenti analoghi, ed anche peggiori, sono stati messi in atto dall’ANAS, dalla ex Provincia e dalla Prefettura che, unitamente al Comune, saranno coinvolti nella richiesta di danni.
angiolo alerci