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L’Europa e i suoi problemi

L’Europa e i suoi problemi

I grossi problemi che il coronavirus sta creando in tutto il mondo, fa trascurare  molti altri problemi di natura diversa che ci riguardano molto da vicino. L’atteggiamento del “ducetto” dell’Austria, che ha preso la scena in questi ultimi giorni criticando la proposta predisposta dalla Francia e dalla Germania di interventi collegati alle maggiori spese sostenute dagli Stati, per la doppia crisi che investe le popolazioni ed, indirettamente, tutta l’economia mondiale. In  questa sede non è mia intenzione  entrare nel merito delle dichiarazioni fatte dal ducetto austriaco.

In questo mio lungo percorso di “opinionista” ho scritto numerose note che riguardavano la stessa esistenza dell’Unione europea. Iniziai nel il 2015,  periodo in cui l’Europa era in cerca di nuovi proseliti, senza averne preventivamente seriamente valutate il rispetto delle condizioni poste ai nuovi Stati. Tutte le mie  note sono state pubblicate da diversi giornali on line ed inserirete nei miei libri di Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”. Il problema era stato trattato da me  nel 1978, alla vigilia delle prime elezioni europee e  la relativa nota  pubblicata nel mio libro “ Il Lions International compie cento anni. Contributi e considerazioni di un charter member dopo cinquantaquattro anni di appartenenza”.

Dopo una lunga  introduzione concludevo: “ Premesso quanto sopra sarebbe opportuno sensibilizzare l’opinione pubblica a dibattere tutti i problemi connessi alla scelta obbligata che lo Stato italiano ci imporrà con la elezione del Parlamento europeo. Ciò non tanto per contrastare la scelta già fatta ma per valutare, in via preventiva, gli effetti in modo di poterne accettare coscientemente le conseguenze”.

Il 4 aprile 2015 –  scrivevo: La Grecia, che aveva ottenuto il suo ingresso all’Unione Europea in virtù della presentazione di un bilancio  falso, mal controllato dagli organismi  europei, ha avuto fin dall’inizio enormi difficoltà a mantenere i propri conti entro i limiti concordati, creando continue contese, sempre parzialmente risolte dall’Unione europea in un clima di formale collaborazione” (Pagine 260/261 del !° volume). Tutti conosciamo questa storia come è finita

Il 28 giugno 2016 – sui problemi collegati dall’uscita della Gran Bretagna  dall’unione  scrivevo: “ Non avere realizzato l’unità politica è stata e sarà ancora la vera causa che molte problematiche importanti non saranno mai prese in esame dall’Europa.” (pag.73 del 2° volume).

Il  28 gennaio 2917 – trattando i problemi collegati all’immigrazione scrivevo: “ L’Europa può continuamente disattendere tutti gli impegni assunti per il dislocamento degli immigrati nei vari Stati, può consentire la creazione di muri o un’azione di tipo militare della  Francia per tutelare il confine con l’Italia e nello stesso tempo mostrare i muscoli nei confronti dell’Italia.”    Inoltre:  “Continuare negli errori che già hanno creato notevoli contrapposizioni all’interno di tutti gli Stati dell’Unione, significa creare le condizioni per far fallire un bel disegno immaginato oltre cinquant’anni fa”. (pagg.72/73 e 141/142 del volume 2°)

Il 15 marzo 2018 – Con il titolo i “Nani dell’Europa” classificavo quasi tutte le rappresentanze politiche che si sono succedute nel tempo, che hanno tradito il pensiero dei grandi che avevano ipotizzato la creazione di una grande famiglia europea, scrivevo: “E al manifesto di Ventotene Altiero Spinelli con Alcide De Gasperi, Jean Monnet Robert Schuman, Josef Bech, Konrad Adenauer e Paul Henri Spaak  fecero riferimento nel 1951 quando in rappresentanza dei loro Paesi diedero vita alla Comunità Europea del carbone e dell’acciaio, meglio conosciuta come CECA .Era per loro il primo passo per iniziare l’opera che avrebbe dovuto concludersi con La Federazione degli Stati Europei.” (Pagg.42/43 del 4° volume).

Il 29 giugno 2019 – scrivevo; “Manipoli di persone inutili provenienti da ventisette Stati, che nel  tempo si sono alternati alla guida  dell’Europa, sono riusciti a realizzare  il loro capolavoro: La disunione europea”. (pagg. 53/54 del 5° volume).

Ritornando al ducetto Austriaco ho pensato che, se non di dà una giusta regolata all’organizzazione della gestione europea, ci saranno riservate tante amarezze. Non è concepibile che, con l’Europa di ventisette Stati, per l’approvazione di importanti decisioni è richiesta l’unanimità. Era stata considerata una scelta giusta e responsabile  da parte dei  padri fondatori, ma oggi non è più  concepibile in una  assemblea formata dai delegati di ventisette Stati, che rappresentano ben 450/milioni di abitanti. 260/milioni di abitanti appartengono agli Stati fondatori Italia, Francia Germania Spagna, Belgio e Lussemburgo; 110/milioni a Polonia, Romania, Paesi Bassi,Grecia, Chechia, Portogallo e Svezia; 80/milioni a Ungheria, Austria, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Slovacchia, Irlanda, Croazia, Lettonia  Slovenia, Lituania,, Estonia, Cipro e Malta.

Oggi potrebbe verificarsi che Malta, con i suoi 500/mila abitanti, con il suo veto potrebbe bloccare la vita dell’Unione. Comprendo che in compenso, per esigenze “particolari” è stato ben studiato e realizzato un preziario per convincere gli Stati “perplessi”. E’ indispensabile l’eliminazione dell’unanimità e nel contempo, consentire l’uscita senza porre alcuna condizione, a coloro i quali non condividono questa modifica. Il ducetto austriaco che rappresenta meno di 9/milioni di abitanti che con i suoi compari  Finlandia, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia , non arriva a 50/milioni di abitanti, non può e non deve pretendere di   condizionare le scelte di chi ne rappresenta circa 400/milioni. Bisogna dimostrare di avere buoni attributi e modificare quella norma “unanimità” che tra l’altro cozza con l’espressione “Democrazia”.

Angiolo Alerci

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