Un referendum costituzionale per l’abolizione delle regioni
C’è voluto il “coronavirus” per mettere a nudo tutte le contraddizioni che governano i nostro paese. Contraddizioni e confusione nell’applicazione delle nome “urgenti” disposte con decreti del Presidente del Consiglio, criticati tra gli altri anche dall’ex Presidente Renzi che, con un suo dotto intervento ha erroneamente definito incostituzionali, mentre regolarmente previsti dalla Costituzione in caso di gravi emergenze. Ma i problemi più gravi sono quelli che stanno creando le regioni le quali sono convinte di potere applicare loro provvedimenti, in contrasto con quelli approvati dallo Stato. Atteggiamenti sollecitati dall’opposizione che hanno contagiato anche regioni non governate dalla destra.
Un quadro squallido che, purtroppo, va gestito al meglio perché riguarda la salute di tutti noi. Ma quello che sta accadendo oggi è figlio degli errori volontariamente commessi dalla nostra classe politica e non riguarda quella attuale.. Dal lontano 1970 mi sono spesso soffermato sul peccato d’origine che portò all’approvazione della legge sulla creazione delle regioni a statuto ordinario, per differirsi dalle regioni a statuto speciale create in un particolare difficile momento, da molto tempo superato. Se non si trattasse di un problema costituzionale la legge potrebbe essere annullata dal giudice ordinario, perché condizionata alla contestuale soppressione delle province.
Più volte ho richiamato nelle mie note il resoconto stenografico della seduta della Camera del 14 gennaio 1970 ,dove l’on.Mammi, espressione diretta dell’On.La Malfa fautore della legge, così si espresse: “ Che le province siano enti artificiosi, che siano enti senza razionalità lo possiamo dire confortati dal parre di illustri studiosi di diritto amministrativo”inoltre “L’unico paese delle nostre dimensioni, con quattro livelli elettivi, sarebbe appunto l’Italia: Altri non ve ne sono”.
Ma la dichiarazione più solenne venne fatta dall’On.Ugo La Malfa: “ Con l’approvazione della legge si poneva fine alla sovrastruttura della provincia ed i comuni avrebbero avuto come interlocutore solo la regione”. Oggi sorvoliamo sul fatto che quelle province non solo non sono state soppresse ma da 94 hanno superato il numero di 110 ed i livelli elettivi da 4 sono diventati 5, con la elezione dei consigli di Quartiere. Oggi ho voluto fare una considerazione diversa: la creazione delle regioni era condizionata alla prevista abolizione delle province. Nel diritto privato un contratto , vincolato con una condizione, è nullo se la condizione non si verifica.
Purtroppo poiché anche l’attuale classe politica, così come è strutturata, non sarà in grado di porne rimedio , un tentativo estremo per rivedere anche la pesante burocrazia che condiziona tutto e tutti, ricorrere a un referendum abrogativo delle regioni. In subordinata, per tentare un po di chiarezza, trasformare la nostra Repubblica in una confederazione di regioni e dare ad ogni regione il governo che si merita.
Angiolo Alerci