L’albergo e la casa di riposo: polemiche e smentite. Cittadini confusi da informazioni poco ragionate
Questo fine settimana è trascorso tra polemiche e smentite sulla vicenda dell’albergo che avrebbe dovuto ospitare dei contagiati nella fase finale del loro percorso curativo. Ne parliamo dando per certo che l’ASP abbia deciso di annullare la convenzione con la struttura ospedaliera, non idonea al servizio per il semplice fatto che a pochi metri del luogo di degenza che era stato scelto la stessa struttura gestisce una casa di riposo piena di anziani. Non servono particolari normative, basta solo il buon senso per comprendere era impossibile far coesistere le due diverse esigenze: quella della tutela della salute degli anziani con la necessaria solidarietà con chi è malato.
In concreto non se ne farà nulla ma una riflessione va fatta in termini di gestione della vicenda, che pone il problema della comunicazione ai cittadini, ormai non più mediata dagli operatori della comunicazione, ma lasciata alla libera gestione dei protagonisti. Al vantaggio dell’immediatezza comunicativa corrisponde l’handicap di una gestione a volte troppo impulsiva e poco ragionata degli effetti che la comunicazione di questo tipo ha sugli eventi. Così come è accaduto nel caso in questione dove c’è un sindaco che parla via Facebook ai suoi cittadini senza aver ben ponderato la situazione e averne tracciato i limiti, un’opposizione che finisce, molto probabilmente senza rendersene conto, a istigare comportamenti violenti da parte alcuni soggetti già esasperati dalla segregazione in casa e dalla mancanza di lavoro. Al centro di questo contrasto i cittadini che molto spesso, come in questo caso, non riescono a farsi neanche un’idea corretta di quello che sta accadendo. Senza considerare che le notizie sono a volte inquinate dagli interessi contrapposti delle varie fazioni.
Personalmente ho fatto la scelta di non rincorrere, quando possibile, le dichiarazioni a caldo ma di offrire ai lettori di StartNews un punto di vista più ragionato e meno inquinato dalla frenesia di comunicare. Credo che il coronavirus cambierà un po’ la nostra vita e mi auguro che fra i cambiamenti ci sia anche quello di recuperare in parte i ritmi che in questi giorni stiamo un po’ tutti sperimentando nelle nostre case e che fanno poi parte della nostra essenza di italiani, come ci insegnano i nostri artigiani la cui capacità creativa e i relativi “tempi lenti” sono alla base della qualità che contraddistingue il vero Made in Italy.