Piazza Armerina – “Spettacolo” in consiglio comunale per l’approvazione di un rendiconto finanziario
Scontri verbali, battute, applausi: mancavano solo i cori da stadio. Ieri sera, più che al consiglio comunale di Piazza Armerina, sembrava di essere in un’arena sportiva durante un incontro di kick boxing, con la solo differenza che lo sport è molto più divertente della politica. Non ne ha colpa il presidente Marco Incalcaterra che ha tentato in tutti i modi di riportare il dibattito su toni più civili ma senza dubbio, se proprio si vuol trovare dei colpevoli e delle colpe, quest’ultime vanno equamente divise fra tutti i consiglieri comunali che ormai ragionano in termini di social network.
In effetti ieri sera sembrava di leggere, altra ma necessaria similitudine, i post che di solito appaiono scorrendo le pagine di Facebook: gli stessi toni, lo stesso mood , la stessa visione con cui i politici affrontano i social: con l’idea che i cittadini sono sempre pronti a credere alle tesi più disparate, l’interessante che siano in qualche maniera plausibili, accattivanti o in generale screditino qualcuno.
Un’altra considerazione: l’approvazione di un rendiconto, argomento importante quanto noioso, non ha mai attirato tanta gente in consiglio comunale. Ogni parte politica ha chiamato a raccolta i propri supporter promettendo fuoco e fiamme, rivelazioni sensazionali, scontri epici… insomma.. uno spettacolo alla Barbara D’Urso a cui la gente è ormai assuefatta e che ha i suoi estimatori. Mi aspettavo infatti che qualcuno, da un momento all’altro, tirasse in ballo il caso di Marco Caltagirone.
Dal punto di vista tecnico eri è stato approvato il rendiconto del 2017, ci sarà da approvare quello del 2018 e poi forse , ma non è sicuro, l’amministrazione potrebbe decidere di avviare la fase del risanamento dei conti passando per il dissesto finanziario. Tutto qui. Nel frattempo tra citazioni di articoli di legge e letture di paragrafi incomprensibili, estratti da relazioni altrettanto incomprensibili, ieri si sono contati tra il pubblico più sbadigli che segnali di comprensione di quanto veniva detto.
Nicola Lo Iacono