A soli 7 anni tira una violenta testata alla maestra. A scuola armato
La paura serpeggia tra i banchi di una classe delle elementari di Firenze. Un bambino di soli 7 anni con il suo comportamento aggressivo, infatti, sta spaventando maestre e compagni da tempo. Il ragazzino ha raggiunto il culmine della sua irruenza quando ha sferrato una forte testata al naso della sua maestra. Soltanto qualche giorno prima aveva seminato il panico girando in mensa con un coltello che aveva portato con sé.
In una classe di seconda elementare a Corveciano, comune di Firenze, un bambino di 7 anni manifesta da tempo atteggiamenti violenti. Nei giorni scorsi, come riporta La Nazione, ha tirato una forte testata alla sua maestra che stava facendo lezione. La donna, impreparata a difendersi, è stata colta all’improvviso dal colpo che le ha provocato la frattura del setto nasale. Subito è stato avvertito il 118 e la maestra è arrivata in ospedale con l’ambulanza. Soltanto qualche giorno prima il bambino, che portava con sé dei coltelli, ne aveva lanciato uno in mensa, rischiando di ferire gravemente gli altri allievi. Il ragazzino ha quindi percorso una scala ascendente di aggressività, rendendo il contesto scolastico pericoloso e tutt’altro che spensierato.
Situazione in classe sempre più complessa
La maestra dopo la testata ha ricevuto una prognosi di 6 giorni. La situazione in questa classe elementare risulta comunque molto complessa. Dato che le difficoltà dello studente non sono certificate, gli insegnanti in classe non hanno alcun tipo di sostegno. Sebbene le manifestazioni di aggressività siano note da vari mesi, nulla è stato fatto per salvaguardare la sicurezza di studenti e corpo docenti. Nella classe la tensione è palpabile: l’ansia di dover affrontare una nuova violenza spazza via la gioia e il divertimento. Il clima non ha nulla di sereno, perché gli atteggiamenti irruenti del bambino hanno ripercussioni negative su tutti gli altri compagni.
La Cisl scuola, dopo questo caso, ha portato all’attenzione il problema degli alunni le cui patologie non vengono certificate per un rifiuto dei genitori di far visitare il figlio o di accettare un problema, con conseguenze che si ripercuotono sui docenti. A La Nazione, Claudio Gaudio di Cisl ha spiegato: “Esistono casi limite in cui l’insegnante, da solo, è costretto fisicamente a ‘placcare’ un ragazzo, finché non gli passa la crisi”.
(FONTE THESOCIALPOST.IT)