Alla vigilia del patto di stabilita’
Francesco Magris nel suo recente libro “ Libertà totalitaria” ha fatto anche l’analisi dei fenomeni sociali e politici che maggiormente caratterizzano questa epoca.
“ L’evocazione del bene comune deve essere guardato con sospetto; essa può infatti convertirsi in una mera strategia mediatica volta a giustificare l’attuazione di politiche economiche le quali in realtà cerchino di favorire alcune categorie di individui, nella gerarchia dei soggetti da tutelare.”
Molte di queste considerazioni riguardano la legge di stabilità che in questi giorni dovrebbe trovare la sua definizione da parte del Governo. Situazione che in concreto si sta verificandosi nel nostro paese, con la contrapposizione di due posizioni espresse dai leader dei due raggruppamenti politici della maggioranza. Entrambi richiamandosi al “contratto” siglato al momento della costituzione del nuovo Governo, continuano a porre con toni pesanti problemi spesso alternativi, dando la sensazione che la stesura del cosiddetto contratto è stata fatta in modo strumentale, per potere avere una doppia interpretazione: vista da destra e vista da sinistra, ognuno con un occhio al proprio elettorato. Certamente il lungo programma presentato in occasione del voto di fiducia, dovrebbe essere attuato nell’arco della legislatura. Le contrapposizioni al momento riguardano principalmente l’ordine di approvazione dei relativi provvedimenti, anche se non mancano pesanti frecciate dalle due parti sul merito di alcuni.
Il Governo, in considerazione anche del particolare momento, dovrebbe svolgere una seria azione di mediazione, azione resa molto più difficile perché i titolari delle contrapposizioni sono i due Vice Presidenti del Consiglio, Di Maio e Salvini, rispettivamente leader dei due movimenti che sostengono il Governo. Quello che sta accadendo oggi non è un fatto puramente nostrano, è un fatto che anche la dottrina economica ha previsto possa accadere e che in effetti spesso si verifica. Speriamo che il buon senso prevalga e che i toni usati vengano per l’avvenire normalizzati.
Angiolo Alerci