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Intervista al Conte Ruggero d’Altavilla : “libererò Siracusa, Girgenti e Butera”

Intervista al Conte Ruggero d’Altavilla : “libererò Siracusa, Girgenti e Butera”

Il Conte Ruggero d’Altavilla ci riceve nella sua tenda da campo sistemata a pochi chilometri dal centro abitato, su un’altura dalla quale si domina quella valle dove ieri l’esercito saraceno e quello normanno si sono affrontati per contendersi la città di Plutia.

Nonostante siano stati numerosi i morti in battaglia l’atmosfera al campo normanno è euforica. Gli uomini, sfiniti, sono per lo più adagiati vicino alle loro tende, qualcuno affila la spada, altri accudiscono il fuoco, altri ancora preparano il cibo per la festa che inizierà al tramonto organizzata per celebrare la vittoria ottenuta con l’aiuto di San Giorgio che “risplendente di luce, ha galoppato innanzi a noi cristiani per guidarci alla vittoria”, così come ci tiene a precisare un arciere.

Vicino la tenda del Conte si trovano tutti gli stendardi e le insegne che hanno accompagnato il condottiero in ogni sua battaglia in Sicilia; tra tutti spicca l’immagine del vessillo di Maria Santissima delle Vittorie, donatagli da Papa Alessandro II.

Entriamo con rispetto, spostando il pesante drappo che protegge l’ingresso della tenda. Ruggero è seduto su un ceppo, il suo volto è disteso, in testa non porta la corona, al collo un grosso medaglione d’oro con il simbolo del casato del padre, Tancredi d’Altavilla. Indossa un abito rosso porpora, al fianco la spada, fedele compagna di tante battaglie.

Si alza e ci viene incontro, ancora prima che ce ne potessimo rendere conto ci abbraccia e sorridendo dice:” Voi cittadini di Plutia siate i benvenuti. Che iddio vi protegga “. Sorpresi dal suo atteggiamento così poco formale, ci accomodiamo su due comodi cuscini mentre lui riprende posto sul ceppo. Iniziamo la nostra intervista.

Conte, è stato difficile sconfiggere in questa battaglia i saraceni?

“Devo dire di no. Con loro ho avuto scontri ben più cruenti. In verità alcuni nostri informatori qualche giorno fa ci avevano riferito che la battaglia di Cerami, nella quale abbiamo sgominato gran parte dell’esercito saraceno, aveva demoralizzato non poco le loro truppe. Sapete in queste battaglie il morale conta molto”.

Abbiamo saputo che di recente ha avuto dei contrasti con suo fratello Roberto il Guiscardo. Questo comprometterà la sua avventura in Sicilia?

“Mio fratello ha un proprio modo di intendere le cose che non corrisponde al mio. Lui è solo un gran condottiero, io sono anche un diplomatico. Penso debba avergli dato fastidio il mio rapporto con Papa Alessandro II e il fatto ch’egli m’abbia nominato Gran Conte di Sicilia. Ma sono fatti privati, non vorrei dire altro.

Come va il matrimonio? Sappiamo che s’è sposato da poco, sua moglie è qui?

Giuditta (Giuditta d’Evreux ndr) non è qui, ma presto mi raggiungerà. Del mio matrimonio posso solo dirvi che si è celebrato a Mileto circa sei mesi fa. Per ora va tutto bene, anche se le battaglie ci tengono lontani“.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Ancora abbiamo da conquistare diverse città in Sicilia: Siracusa, Girgenti, Butera e Noto. Credo che fra qualche giorno muoverò le mie truppe, ma prima è necessario che i miei uomini recuperino energie. Mi fermerò qui per qualche settimana. Mi pare che la vostra Plutia sia il posto ideale per ritemprare spirito e corpo.

La città ha preparato per Lei grandi festeggiamenti. Parteciperà?

Oggi mi recherò a Plutia per ricevere le Chiavi della città, incontrare il Gran Magistrato, la nobiltà del luogo ed assistere ad una giostra a cui parteciperanno i migliori cavalieri. Mi dicono che le vostre donne sono particolarmente belle. Ma sono altrettanto disponibili? Ma …questo non scrivetelo. La mia giovane moglie avrebbe qualcosa da ridire.

L’intervista è terminata. Ci alziamo per uscire dalla tenda dopo aver rispettosamente salutato il Conte. Congedandoci questa volta è lui a fare una domanda. “Strano popolo i siciliani: tutto sommato vengo da dominatore, perché mi accogliete con tanta gioia e rispetto?”.  “Vede…Conte…  lei può cibarsi della nostra selvaggina, conquistare le nostre donne, usare le nostre braccia, ma siamo sicuri che alla fine sarà lei a sentirsi più siciliano che noi normanni.”

Un sopracciglio del Conte si alza e lo sguardo diventa inquisitorio, poi una sonora risata … per fortuna. L’impertinente risposta ci sarebbe potuta costare la vita!

Testo : Nicola Lo Iacono

 

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