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Aree interne della Sicilia: per il calatino previsti oltre 43 milioni di euro

Aree interne della Sicilia: per il calatino previsti oltre 43 milioni di euro

Un’opportunità da cogliere nel migliore dei modi. I fondi comunitari e nazionali previsti per cinque aree interne della Sicilia, fra cui il Calatino (con Caltagirone, che è il Comune capofila, Grammichele, Licodia Eubea, Mineo, Mirabella Imbaccari, San Cono, San Michele di Ganzaria e Vizzini, in totale 77mila abitanti), sono una grande occasione da non perdere per bloccare il preoccupante abbandono di tanti paesi e ridurre il divario che riguarda soprattutto la sanità, l’istruzione e il sistema della mobilità.  Per questo territorio si tratta, per l’esattezza, di 31 milioni del Po Fesr, di 6 del Fondo sociale europeo (Fse), a cui si aggiungono i 6,7 milioni di euro stanziati dalla Legge di stabilità (in totale, quindi, 43,7 milioni), che rendono necessaria la rimodulazione dei progetti prevedendo ulteriori azioni.

Dall’incontro territoriale del Po Fesr Sicilia 2014-2020 “La nuova sfida territoriale, le cinque aree interne siciliane”, svoltosi a Palermo con gli interventi di Bernardette Grasso, assessore regionale agli Enti locali, di Sabrina Lucatelli, per il Comitato tecnico Aree interne, Dario Tornabene, autorità di coordinamento dell’Autorità di gestione del Po Fesr Sicilia 2014/2020, dell’economista  Fabrizio Barca e del presidente della Regione Nello Musumeci, sono venute fuori novità definite interessanti, a partire dalla sottoscrizione dell’Apq Madonie prevista entro una decina di giorni per proseguire con le strategie delle altre Aree – Nebrodi, Simeto-Etna, Terre sicane e Calatino – che fanno registrare passi avanti. Per esempio, la Snai (Strategia nazionale aree interne) del Calatino potrà passare, nel prossimo mese di settembre, dal preliminare al Documento strategico definitivo.

“Le aree interne siciliane – osserva il sindaco Gino Ioppolo, intervenuto alla riunione palermitana – sono in uno stadio mediamente analogo a quello delle altre del Paese (in tutto 72). Anzi, la nostra Snai, avviata nel luglio 2016 con più di un anno e mezzo di ritardo, ha colmato questo <gap> e procede con una certa sollecitudine. C’è il rammarico derivante dalla constatazione che il concetto di area interna sarebbe stato più armonico e completo se, nel 2014, lo Stato vi avesse incluso non solo 8, ma tutti i Comuni del comprensorio. In questi mesi i Comuni capofila delle aree interne stanno supplendo alle funzioni di pianificazione del territorio che un tempo spettavano alle province, in Sicilia abolite con una riforma incompleta e contraddittoria. Punti di forza delle otto comunità coinvolte nel nostro territorio – conclude Ioppolo – sono la volontà e l’impegno condiviso di utilizzare al meglio le risorse previste per migliorare le dotazioni infrastrutturali e accrescere le opportunità di sviluppo socio – economico”.

Il modello di sviluppo a cui si ispirano i centri dell’area del Calatino, come si evidenzia nel preliminare di strategia, “è caratterizzato da interventi a favore: del rafforzamento del tessuto produttivo artigianale e agroalimentare, con la specificità della ceramica di Caltagirone, su cui puntare con decisione come punto di forza dell’intero territorio, attraverso la copertura dell’intera filiera produttiva, tra cui imballaggio e logistica;  dell’innovazione del settore della didattica e dell’istruzione, coniugando tradizione e settori maggiormente propulsivi per consentire alle comunità di diventare, in modo stabile, luoghi in cui si generino progetti e capacità di governo; del rinnovamento dell’offerta sanitaria anche attraverso la deospedalizzazione; del miglioramento della mobilità e accessibilità, oggi grande nota dolente, sia fra i piccoli centri e Caltagirone, sia dell’area del Calatino con il resto della Sicilia e del territorio nazionale, in questo caso mediante il miglioramento dei collegamenti con gli aeroporti di Catania e Comiso; della revisione dell’offerta culturale dell’area puntando soprattutto sulla creazione di una rete dei Comuni, attraverso adeguati processi di digitalizzazione, fondata sul polo museale regionale presso l’ex convento di Sant’Agostino su cui far convergere tutti i musei locali per una più piena fruizione e valorizzazione del grande patrimonio culturale esistente; dell’efficientamento energetico delle strutture pubbliche che potrebbe favorire pure la crescita di nuovi mestieri”.

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